Fallimento M5S: un Grillo con la coda tra le gambe?

"Se perdiamo le elezioni non ho assolutamente più voglia di continuare. Ma voglio la prova. Voglio sentire gli italiani"

Meme di @carlattian
Meme di @carlattian

Queste le parole di Beppe Grillo ad un una conferenza stampa lo scorso ottobre. Partito con il piede di guerra in vista della campagna elettorale per le elezioni europee ed amministrative, il leader del Movimento Cinque Stelle è in queste ore additato come il principale responsabile del fallimento elettorale dei suoi grillini. Non è ancora chiaro se terrà fede alla promessa fatta ad ottobre, certo è che tra una compressa di Malox e l’altra si starà interrogando sulle cause di un inaspettata debacle, dopo che i sondaggi di opinione e il sentore, sul web e offline, davano il M5S come potenziale primo partito, arrivato invece ben a 18 punti dal Pd. Mentre Roberto Casaleggio come dice Beppe Grillo “si è messo il cappellino” [n.d.r. da analista] e sta indagando le cause della sconfitta, proviamo a dare delle interpretazione sul perchè erano in tanti, tantissimi sul potenziale carro dei vincitori, e poi, alla fine, ci sono saliti in quattro gatti, o meglio, quattro grilli.
Violenza
Quella verbale, dei tanti Vaffa… in piazza e online, di dialoghi mozzati come il confronto streaming con Matteo Renzi, con la politica del “no, io non ti faccio parlare” che sono sembrati un soliloquio di onnipotenza (che ricordava tanto un nuovo addetto ai servizi sociali della politica italiana)fino alla manipolazione letteraria discutibile come quella di Se questo è un uomo
Sovraesposizione
Da un movimento che rinnegava le comparsate in tv ai fini di propaganda elettorale, vedere rimangiato questo credo a favore dei selfie con Bruno Vespa e la presenza a Porta a porta può aver infastidito un certo elettorato. Idem per le continue esternazioni online e sui giornali in un rush finale di chi sa che sta spingendo l’acceleratore al massimo.
#Vinciamonoi
La sicumera di chi si sente già vincitore, imbastendo un gigantesco training autogeno mediatico, a cui molti aderiscono forse sull’onda di un’esaltazione collettiva ma poi abbandonano di fronte alla X individuale da apporre sulla scheda elettorale. Anche di fronte alla sconfitta, Grillo gioca a suo favore l’hashtag #vinciamopoi nato in rete in risposta all’autocelebrativo #vinciamonoi con la carta dell’autoironia. Ma servirà a recuperare punti percentuale e la credibilità per il movimento M5S, quasi deglutita dal suo leader come un compressa di antiacido?