La storia di Carla, la donna bruciata dal compagno

L'ex compagno Paolo Pietropaolo è stato condannato a 18 anni di carcere.

 

 

Ancora una storia di violenza sulle donne, lei è Carla Ilenia Caiazzo, 38 anni: il compagno Paolo Pietropaolo lo scorso febbraio cercò di ucciderla dandole fuoco. Tutto è successo a Pozzuoli: l’uomo venne accusato di averla aggredita, picchiata e poi di averle dato fuoco usando un liquido infiammabile, forse benzina a detta degli inquirenti. Questo aveva fatto pensare non a un raptus, bensì a un gesto di violenza inaudita e premeditata. L’uomo all’epoca cercò di difendersi e invoca il raptus, causato, secondo lui, dalla decisione della donna di lasciarlo. Anzi, si giustificò dicendo che non voleva ucciderla, solo sfregiarla.

Paolo Pietropaolo, condannato a 18 anni di carcere

Paolo Pietropaolo, condannato a 18 anni di carcere

Gravi le accuse: omicidio premeditato con la crudeltà come aggravante e anche stalking, con telefonate minacciose e piene di insulti. Ma c’è di più: Carla era incinta. A causa della crescente instabilità del compagno, Carla dovette fuggire a casa della madre a Pozzuoli. Poi il gesto insano, che mise a rischio non solo la donna, ma anche la figlia che portava in grembo. I medici che la soccorsero decisero di farla partorire subito, per salvare la bambina.

E adesso la svolta: Paolo Pietropaolo è stato condannato a 18 anni di carcere, nonostante la Procura avesse chiesto una pena di 15 anni. Il pm Raffaello Falcone ha così commentato: “Ci auguriamo solo per lei e la figlia una vita più serena”.

Carla non era in aula al momento della sentenza. Quando il suo avvocato, Maurizio Zuccaro, le ha comunicato la condanna per telefono, ha solo chiesto: “Ma quanto tempo resterà in carcere?”. La preoccupazione di Carla è lecita: cosa succederà a lei e alla figlia quando l’ex compagno tornerà in libertà?

Storie come queste non devono più accadere, non basta inasprire le leggi, bisogna lavorare a monte, sensibilizzando le persone: un uomo non può giustificare un atto del genere sostenendo che non aveva pensato di ucciderla, ma solo di sfregiarla. Che razza di persona può mai pensare che sia lecito sfregiarne un’altra? Che il desiderio di deturpare per sempre il volto di un’altra persona sia meno grave del desiderio di ucciderla?

Foto: PinterestTwitter