Libere per essere principesse

Siamo le femministe che volevano… Siamo le femministe cresciute con la voglia di giocare a calcio, non perché amassero il calcio (forse un po’ anche per questo) ma perché era un gioco da ragazzi. Quelle che volevano collezionare figurine, giocare a carte o fare a pugni, perché erano giochi da ragazzi. Ed essere ragazzi ci sembrava così bello! Essere un ragazzo era decisamente meglio che colpire, correre o piangere come una ragazza.

Essere una donna per noi, spiriti guerrieri e anticonformisti, non era sufficiente. E non volevamo accontentarci di essere donne, perché non ci bastava. Essere donne significava essere deboli. E noi, femministe ci sentivamo forti come loro.

Siamo le femministe che volevano essere come loro. Volevamo essere grandi, forti, influenti, potenti e rispettate come gli uomini. Volevamo essere esattamente come loro. Siamo quelle che, per essere uguali agli uomini, si sono trasformate in uomini.

Volevamo talmente tanto essere come loro, che abbiamo dimenticato di essere noi stesse.

Siamo le femministe che hanno rinunciato al colore rosa, al trucco e ai tacchi. Quelle che odiavano il glitter e il lucidalabbra. Quelle che maledicevano le loro regole. Quelle che hanno messo in pausa il loro ciclo.

Siamo le femministe che in una moglie amorevole vedevano una donna sottomessa e che si sono convinte che la cosa giusta da fare era ignorare il loro lato materno, trasformandosi in padri.

Siamo coloro che non avrebbero mai messo al mondo delle principesse ma delle forti guerriere, come noi.

Siamo le femministe che hanno ingannato.

Femministe che, nella lotta per avere gli stessi diritti degli uomini, hanno perso quelli che già avevano. Coloro che, per dimostrare di essere all’altezza degli uomini, hanno rinunciato ad essere donne.

Questo è un messaggio per mia figlia:

Sei libera.

Sei meravigliosa e perfetta. Sei libera di essere la persona che sei: non devi cercare di essere nessun altro. Né uomo né donna.

Sei libera di giocare a calcio, con le macchinine ed indossare abiti di colore blu. Ma sei libera anche di vivere la tua vita vestita di rosa e riempirla di glitter e unicorni arcobaleno. Sei libera di colorarti le unghie e guardarti allo specchio mille volte, se è quello che vuoi.

Sei libera di essere forte, di essere grande, di andare avanti. Ma sei anche libera di essere debole, di sentirti piccola e di fermarti.

Sei libera – e questa cosa non dovrai mai dimenticartela – di essere felice. Sei libera di sentirti triste… e piangere… come una donna… come un uomo… come una persona. Libera di piangere disperatamente. E gridare a voce alta contro chiunque cerchi di negarti questo diritto. E sei libera di rimanere in silenzio, se non hai la forza di gridare.

Sei libero di essere la donna che vuoi essere e non quella che gli altri si aspettano che tu fossi. E sappi che essendo la donna che sei, non potresti essere migliore.

Sei libera di essere una guerriera. Sei libera di essere una principessa. Sei libera di essere tutte le donne che vuoi. Perché ciò che conta, mia cara, non è scegliere se indossare scarpe da montagna o tacchi alti: quello che conta veramente è quanta strada riuscirai a percorrere.

≈Tratto liberamente da un testo di Jessica Gómez Álvarez≈