“Mi ha toccato”: Un corpo colorato e strumentalizzato: ci risiamo.

Un piccolo progetto artistico "rubato", ma perchè?

Qui è dove mi ha toccato mia madre.
Qui è dove mi ha toccato mio padre.
Qui i miei amici.
Qui il mio fidanzato.
Qui una persona a cui ho detto di no.

Progetto artistico di Emma Kranzer

Progetto artistico di Emma Kranzer

E’ una piccola legenda, tutta colorata, è scritta quasi a mano ed è situata in basso a destra di questo quadro; oh, io lo chiamo quadro anche se credo sia una commistione fra una mega foto e tanto colore. Il corpo è nudo, è steso, è calmo ed è colorato. Tutto colorato. Ha manate, strisciate, punti rossi, neri e verdi. Ogni colore corrisponde a un essere umano che ha avuto a che fare con quella pelle, quegli organi e quel cuore. Ci sono le cosce colorate, ovvio, come il seno o il collo. 

Il corpo è di un’amica. La trovata è dell’artista di questa amica. Lei si chiama Emma, ci sarebbe anche il cognome, ma io voglio evitare. Perché quello che è capitato a Emma in questi giorni ha qualcosa di incredibile.

Lei ha 19 anni e studia in una sorta di nostro liceo artistico; ha vari e molteplici professori, i quali pretendono che le proprie materie e il modo di viverle sia la principale attività dei loro studenti. E per Emma è proprio così. Tant’è vero che nel momento in cui doveva sviluppare un progetto, non solo si dimostra eccellente nel farlo, ma con l’ingenuità propria di un’adolescente che ama il suo lavoro, lo posta sul proprio social. La mattina dopo il suo corpo mappato dai suoi colori e dalla sua sensibilità è ovunque. Lei è felice, ovvio, chi non sarebbe felice di avere un proprio progetto ovunque sul web!

Solo che c’è subito qualcosa che non va.

Sì perchè il suo “compito”, il suo corpo, la sua rivalsa artistica su un problema mondiale, diventa subito strumento di rivendicazione, elemento da accostare contro Trump, il simbolo della women’s march.

Progetto artistico di Emma Kranzer

Progetto artistico di Emma Kranzer

– FICHISSIMO! Direte voi
– ASPETTA UN ATTIMO. Dico io

Qualcuno per caso ha contattato Emma? No. Qualcuno l’ha intervistata prima di pubblicare sulle proprie testate giornalistiche? No. Qualcuno le ha domandato se effettivamente ci sia un nesso fra la sua opera e le catastrofiche mosse che sta attuando il nuovo presidente degli Stati Uniti? No. 

Hanno semplicemente fatto copia/incolla, non curandosi che la proprietà artistica di un’opera deve essere rispettata, a maggior ragione se proprio quest’opera tratta di violenza e di come la donna costantemente viene vissuta, amata o odiata. Quando finirà questa piccola e inetta noncuranza rivolta costantemente alla donna? Qui una giovane artista crea qualcosa di puramente scolastico e personale e dopo neanche un giorno ecco che diventa a sua insaputa la paladina delle donne, grazie a donne che in questo momento la stanno trattando esattamente come un uomo di merda tratterebbe una donna debole. Ovvero senza neanche ascoltarla. Ciucciando quanto di più possibile quella femmina (o questo quadro) potrà mai dare (o creare like sul proprio sito).

[inline-related id=”351464″]

Il suo corpo mappato da diversi colori è una piccola perla comunicativa e artistica. E’ semplicità e forza.

Noi donne siamo questo. Siamo mappe di una storia, la nostra storia, che se realmente fosse tracciata da colori, sarebbe un arcobaleno dietro l’altro. Per cui grazie Emma. Spero di rivederti presto. Spero di scoprire la differenza tra un arcobaleno italiano e uno siriano. Spero di continuare a riflettere ferma sulla mia sedia e spero di poter avere un’altra legenda sulla quale piangere o per la quale essere arrabbiata e decidere di fare qualcosa.

E spero che la prossima volta sarà la volta in cui di fermi e seduti a osservare  prima di pigiare tasti e condividere ci saranno tutti gli altri (ma soprattutto tutte le altre).

La competenza artistica è un’arma potente contro una macchia nera come la violenza sulle donne. E io vorrei ricordare che essere violento non significa solo picchiare, spingere, toccare, abusare; ben più difficile da smascherare è quella linea sottile che molti uomini utilizzano per violentare in silenzio. Con il sospetto, la vergogna, l’accusa, la mistificazione. L’arte muove macigni che nessun altro avrebbe la forza di spostare.

Questo è certo. Lo è per me e da oggi ho scoperto anche per una delle città che io amo di più, Padova. Dal 10 febbraio al 2 aprile si svolgerà “Love & Violence”, una mostra dove 27 artisti esplicheranno con le proprie opere (pittura, fotografia, video, arte) cosa sia per loro LA VIOLENZA in ogni suo aspetto. Non solo rivolto alla donna nella maniera più classica, ma purtroppo elemento che abbraccia anche altre realtà e dinamiche, e di capire come la bellezza in ogni sua forma, in questo caso interpretata dalla bellezza estetica, possa essere elemento di rivoluzione e soluzione.

La violenza è nascosta ed è furba. Il trattamento offerto a Emma è solo che la riprova. Cerchiamo di stare attenti.

[inline-related id=”90194″]