Bimbi e cibo: il chilometro zero non mi distruggerà la vita

Come può un polpettone al tofu rovinare la propria autostima? Lo fa, lo fa; per questo ogni Malamamma ha i propri accorgimenti. Il mio si chiama nonna.

(sottofondo: Iggy Pop – The Passenger)
Ecco. È stata una settimana alquanto faticosa.

Il malamamma sharing ha funzionato, talmente tanto che alla fine ci siamo ritrovate fra noi mamme perfettamente incastrate da riuscire noi stesse ad andare/accompagnare/accudire i nostri rispettivi figli.

Sono riuscita a:

    -lavorare

    -portare Mina a nuoto-oboe-orchestra

    -invitare amichette a casa

    -fare il regalo di compleanno per i 50 anni di mio padre

    -organizzare un week end col mio fidanzato a Bologna per il concerto dei Placebo

    -non litigare a morte con mia madre.

E ora dovrei scrivere un post sulla cucina, su quello che per noi mamme è il Mostro di tutte le nostre paure, perché l’alimentazione di tuo figlio ti prende dentro, e non c’è mamma o malamamma che tenga, perché è natura, perché è sistema endocrino.

il mio frigo SEMPRE vuoto, che io sia malamamma oppure no...
il mio frigo SEMPRE vuoto, che io sia malamamma oppure no…

Lo sapevate per esempio che il pianto di un neonato ha una frequenza sonora tale da attivare la “prolattina” ormone del latte?
E vi immaginate me, al parco o su un autobus, con mina microscopica, con due tette colossali piene di latte… cosa succedeva OGNI VOLTA che qualche moccioso piangeva??????

Comunque.

I figli, tutti i figli conoscono alla perfezione le debolezze di un genitore, e sanno sin da subito cosa vuol dire per una mamma vedere il proprio nano non mangiare; ci sale il veleno, è incontrollabile. Impazziamo tutte; ci sentiamo subito madri oscene, cattive, non in grado di tenere e/o mantenere in salute quello stronzetto/a che ci sta dinanzi.

E loro lo sanno. Oh se lo sanno. Sono perfidissimi.

Questa cosa fino a qualche anno fa sfociava in un pensiero fisso:
“io ho un figlio solo, ma comunque farò per pranzo lasagna per 8, fettine panate per 12, poi magari riscaldo la pasta al forno di ieri, poi la verdura: Sei etti di spinaci, carote lesse, crude, al burro, cavolfiore, caciocavallo, pomodori col riso, zucchine e una torta. Perché chissà cosa vuole il mio figliolino, almeno così mangia, a mammina sua.”

Queste erano, anzi sono le nostre madri. La cui unica preoccupazione è la nostra pancia, possibilmente piena.
Ora, per essere una degna progenitrice, invece di rimpinzare i propri figli con la qualunque, si è ben pensato di oggettivare la provenienza di qualsiasi cibo.
Quindi non più trippa, fegato, cervello o uova a casaccio; ora tutto gira attorno all’organico, al vegano, al chilometro zero, alla certificazione dop/pop/croc; ora nascono supermercati “biologici”; ora, tutte le edicole hanno ogni anno quaderni, libri, fascicoli tipo “il pranzo sano e felice” oppure “la salute passa dal tofu”.

quando si fa il ciambellone
quando si fa il ciambellone

il pollo è vietato perché ormonico, la frutta del mercato è bandita perché chissà_da_dove_proviene. Perfino quella stronza perfetta di Gwyneth Paltrow si è messa a fare ricette per bambini!!!!!! DAI!!!!

Per questo ci sentiamo costantemente in difetto! Non potremo mai eguagliare tutti quei libri, tutti quei nutrizionisti, tutte quelle tabelle! (ma soprattutto Gwyneth…)

Anche io, all’inizio, nei confronti di mia figlia mi sentivo così; forse non proprio io, forse era sempre il mio sistema endocrino che andava in Tilt con qualche pianto di qualche cacchio di ragazzino; e quando mi succedeva o succede ancora, faccio solo una cosa:

mi fermo, chiudo gli occhi e comincio a pensare a mia nonna…

    che mi dava due buondìmotta tutte le mattine col cioccolato, anche se sapeva preparare le crostate più buone del mondo.

    che mi dava lattefreddobicchiereecannuccia, ma doveva essere freddo ma proprio freddo da congestione, anche a dicembre.

    che mi faceva leccare l’impasto del ciambellone fatto di 6 uova “IT03”.

    che mi regalava un sorso di vino a pranzo e a cena.

    che non esistevano insalate, cetrioli o cose verdi per me a casa sua, ma solo fritto come se piovesse.

    che l’odore del suo pesce finto fatto con scatolette di tonno era la cosa più bella del mondo.

dopo cucinato ci sentiamo così.
dopo cucinato ci sentiamo così.

Ecco, penso a tutte le schifezze che una donna, una mamma, una nonna laureata e con un cervello così mi ha dato per tutta la mia infanzia, e non mi sento più in colpa; e capisco come forse l’alimentazione per un figlio deve sì essere un elemento fondamentale e importante, ma non una schiavitù, né per lui, né tantomeno per te, per me.

Perché quando poi ti danni per fare un purè per tutto il pomeriggio, quando magari si poteva giocare alle principesse in quelle ore, non è strano?
Per me sì, io non posso rinunciare alle principesse per un purè, magari saperlo fare ad occhi chiusi, ma non mi viene; e allora gioco e rido tantissimo, poi chiudo gli occhi di nuovo ed ecco la mia nonnina, e così, serena, scendo giù dai miei indiani, prendo il mio sugo pronto, la mia verdura fatta, la mia frutta già tagliata (da loro?! Sì, da loro.) e torno a casa, e mentre sto sui fornelli semplicemente a riscaldare cose già pronte, rifaccio i conti di quanti oggi mi hanno fatto un sorriso, anche se sono una capra a cucinare.

Sicuramente gli indiani

Sicuramente mia figlia

Sicuramente mia nonna.