Ce l'ho, ce l'ho, mi manca: educare i bambini all'acquisto responsabile

Domenica prossima a Roma la prima rassegna di Baratto responsabile... venite?

(sottofondo musicale: “The Tallest Man On Earth” – The Dreamer)

Questa mattina mia figlia non c’era. Era dal papà.

E quando è dal papà, certe volte mi sveglio e vado a fare colazione in camera sua, credo perché mi manchi.

Oggi però invece di rimetterle a posto i giochi e piegato i vestiti, con la tazza in mano sono scivolata sull’ennesimo album da disegno e sono caduta dentro la sua casa di principesse formato gigante zeppa di bambole.

lunedì mattina è anche questo
lunedì mattina è anche questo

Ora. Mi piacerebbe ringraziare una ad una tutte la “ragazze” di mia figlia (Sono 30. Ognuna ha un nome. Se io ne dimentico anche solo uno, devo indossare la cosa più brutta che ho nel mio armadio, lo ha deciso Margherita), ma non voglio, perché quello che oggi mi è successo è come se fosse stata una folgorazione.

Ma quante cose ha mia figlia!?

Potrei coprire il PIL del Molise se vendessi tutti i giochi che ha, tutti i libri, tutti i quaderni, e comunque rimarrebbero sufficienti pezzi con cui vivere un’infanzia felice. Non che io sia da meno, il mio armadio delle scarpe potrebbe coprire quello del Piemonte, ma non credo sia la stessa cosa e vi spiego perché:

quando compro un paio di scarpe sono IO che dico “oh, mio Dioooo” e lo dirò ogni volta che le indosserò con la stessa intensità e felicità;

quando compro una qualsiasi cosa a mia figlia, (perché sono io a comprare, non lei!) il 90% delle volte sarò IO a dire “oh-mio-dio”, e accadrà solo in quel momento; l’entusiasmo svanirà poco a poco e lo sapete perché? Perché i vostri figli, a parte due pupazzi e un libro, tutto quello che hanno ricevuto e riceveranno in dono, lo vedono come qualcosa di assolutamente futile; non hanno bisogno di avere per essere, loro sono bambini, punto.

un giorno sarà tutto tuo
un giorno sarà tutto tuo

Vi ricordate quando avevano un anno? Con cosa giocavano? Con il sonaglio da trenta euro della Chicco superaccessoriato, o con il telecomando scassato, nero e osceno della televisione? E successivamente, qualcuno di voi può testimoniare se suo figlio ha mai preferito un gioco al parco? A correre? A giocare con pezzi di stoffa anche se di fianco ha una busta piena di vestiti per le Barbie?
Il vostro bambino di due anni capisce secondo voi cosa sia spendere 1000 euro di festa di compleanno? O 3000 per la sua comunione (qui potrei aprire un capitolo su come siate fuori dalla grazia di dio quando scegliete le bomboniere e non sapete di essere osservati).

Non ci rendiamo conto di come stiamo manipolando DALLA NASCITA i nostri figli con stronzate.

Ma per questo ho una piccola soluzione, almeno per questa settimana.

Domenica prossima, ovvero il 13 aprile, si terrà un piccolo miracolo.

leggete e accorrete
leggete e accorrete

“C’è L’ho, C’è l’ho mi manca” è il suo nome. Sarà un luogo dove i vostri figli potranno dare un loro gioco e riceverne un altro in cambio tramite una moneta simbolica; non è un vero e proprio baratto, lo chiamerei più un esperienza di acquisto responsabile per i nostri figli, dove proprio loro, solo loro, potranno decidere cosa dare e cosa ricevere; cosa che non possono mai fare realmente perché non muniti di soldi propri.

E invece qui i loro giocattoli saranno la merce di scambio!

Tutta la giornata, che si terrà al Circolo Ricreativo Caracciolo nel cuore di Roma, sarà accompagnata dai volontari della Carovana dei Sorrisi, onlus di clown dottori che operano da anni all’interno del Bambin Gesù, più che volontari li chiamerei angeli che abbracciano ogni giorno intere famiglie in ospedale, e accompagnano, qualunque sia il percorso, bambini affetti da tumore, regalando sempre un sorriso grande come la luna.

Oltre al baratto responsabile, tutti i partecipanti saranno coccolati in stand interamente dedicati ai bambini sia d’abbigliamento che di food, ma non di giochi; ci saranno per tutta la durata del tempo i dolci corsi dell’associazione “ti cucino io” capitanata dalla mia grande amica Flaminia, durante i quali i vostri figli impareranno a creare piccole ricette e a conoscere dalla base cosa vuol dire avere cibo a tavola, il tutto gestito da quel meraviglioso blog chiamato Roma Family welcome

gli angeli
gli angeli

Non è una manifestazione, credo sia più un insegnamento che ogni genitore dovrebbe dare al figlio, quello cioè di entrare in cameretta, fisicamente prendere dei giochi, fisicamente portarli all’evento, donarli in maniera consapevole e ricevere un altrettanto numero di doni, sapendo comunque che tutto quello che rimarrà, andrà a bimbi molto molto meno fortunati di lui.

Io ho già raccolto i giochi con la mia piccola Margherita, e mi sono stupita di quanto fosse più difficile per me che per lei lasciarli andare; vedevo solo la parte economica del gesto (sì, però questo vale un sacco!) o quella sentimentale (sì, però questo gliel’ha regalato la zia del cugino del fratello di X!); e mi sono stupita di come invece Lei era perfettamente a suo agio.

Non roviniamo questi bambini.

Facciamolo per loro, affinché possano crescere senza disturbi paranoici materialistici.

Facciamolo per noi, per capire che se nostro figlio non ha l’ennesima tartaruga ninja non succede nulla.

Facciamolo per la nostra banca, perché se continuiamo così, quelli fra pochi anni ci aprono come cozze.

Correte nelle soffitte e passate un pomeriggio con vostro figlio, capirete quanto sia più importante un esperienza che una strisciata di carta.
Ci vediamo domenica.
Elisa.

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