Napoli: abbandonato dallasua mamma dopo il parto

Si dice che quando nasce un bambino, nasce anche una madre ma purtroppo non è sempre così. Non mi spiego come possano capitare cose così, come una donna possa non sentirsi madre o guardare quella creaturina che ha appena dato alla luce, soffrendo, e non provare nulla. I casi di abbandono sono sempre più frequenti, pesate che in Italia il numero ha superato i 30.000 casi l’anno. Sicuramente quello che ha fatto questa donna è stato meglio di quello che fanno molte altre, per esempio partorire e poi gettare il neonato dal balcone o in un bidone, condannandolo a morte certa.

E’ accaduto a Napoli, nel Policlinico Federico II. Il piccolo si chiama Alessandro, ha 2 settimane di vita, pesa 3,600 kg ed è stato il primo neonato abbandonato nella culla termica di questo ospedale, installata nel 2008. Vi spieghiamo meglio… questa struttura, per limitare il numero di infanticidio che oramai è diventato insostenibile, ha messo una culla termica a disposizione delle mamme che non vogliono i loro bambini, pregandole di lasciarli lì, invece che gettarli.

Questa culla si apre con un pulsate ed è attiva 24h su 24. All’interno c’è una telecamera che manda le immagini catturate ad un monitor che si trova nel reparto neonatale di terapia intensiva. Nello stesso momento in cui viene aperta, scatta l’allarme e persone competenti arrivano in soccorso, prelevano il neonato e lo sottopongono alle dovute cure.

E’ un progetto che si spera possa davvero limitare le morti dei bambini appena nati e sembrerebbe che la Kmpg Italia e la Fondazione “Francesca Rava”, insieme, stiano creando un progetto chiamato Ninna oh, con il quale vorrebbero dotare tutti gli ospedali d’Italia di questa culla termica.

Per quanto riguarda il piccolo Alessandro, se la sua mamma non si troverà, non si farà viva e continuerà a rimanere ignota, verranno avviate le procedure per l’adozione, con le quali gli sarà trovata una famiglia amorevole che si prenderà cura di lui e che lo crescerà. Guardate questo video importante:

Fonte: corrieredelmezzogiorno.corriere.it