Addio ai cappelli Borsalino

L'azienda italiana è purtroppo fallita.

Borsalino è fallito. La mitica azienda italiana che ci ha regalato nel corso della sua lunga vita modelli di cappelli che sono entrati nella storia del costume, grazie anche a modelli di Hollywood davvero eccezionali, chiuderà i battenti, come deciso dalla sentenza di fallimento che il Tribunale ha stabilito per la Borsalino di Spinetta Marengo: i 135 addetti che lavoravano nell’azienda speravano in una soluzione più rosea, così come i sindacati e tutto il territorio di Alessandria che ha convissuto con l’azienda per anni. Ma così non è stato.

In questi mesi, nonostante le vicissitudini dell’azienda, nello stabilimento nell’alessandrino si è continuato a lavorare, con volumi cresciuti con una previsione di fatturato superiore ai 17 milioni di euro. Ma il Tribunale per la seconda volta ha respinto la richiesta di concordato per l’azienda.

A dicembre scorso è stato riaperto l’iter di concordato con un nuovo piano industriale che è stato presentato la primavera scorsa. In questi giorni è arrivata la seconda sentenza, che di fatto blocca il concordato e stabilisce il fallimento per la storica azienda che da 160 anni crea cappelli che abbiamo ammirato anche in fulm cult, come Casablanca.

Cosa succede adesso per la storica azienda di moda e per i suoi dipendenti? I sindacati hanno chiesto un incontro urgente con i due curatori fallimentari. Maria Iennaco della CGIL: “Noi abbiamo fatto un presidio e un’assemblea con i lavoratori, c’è grande preoccupazione per il loro futuro, nonostante in questa azienda si lavori normalmente e quotidianamente. Abbiamo chiesto incontro urgente ai due curatori nominati dalla procedura e abbiamo sentito il consulente di Camperio, che ci incontrerà giovedì, soprattutto per definire quale è la posizione sul proseguimento del contratto d’affitto“.

Secondo i sindacati, l’azienda non deve assolutamente fermarsi, perché ci rimetterebbero non solo i dipendenti di Borsalino, ma tutto il territorio fortemente legato alla Borsalino.

Sarebbe davvero un grande peccato perdere anche questo pezzo di storia italiana!