Festival di Sanremo 2014: seconda serata

Sanremo&Sanromolo di Pif, gli ospiti diversamente giovani, Rufus Wainwright 1: Papaboys 0, il ritmo questo sconosciuto..

Seconda serata per la sessantaquattresima edizione del Festival di Sanremo che ha acquistato un po’ più di ritmo nella prima parte per poi perderlo per strada. Ma andiamo per ordine, sempre geniale il “prefestival” di Pif, ribattezzato Sanremo & Sanromolo in cui il comico-regista si fa paladino del caso umano di Gianfranco Agus, da vent’anni inviato al festival per La vita in diretta ma sempre rimasto relegato fuori dal teatro. Lancio l’hashtag #unpasspergianfrancoagus che spero vogliate condividere per non abbassare l’attenzione su una tale ingiustizia.
Ecco che inizia il Festival vero e proprio e Fazio parte con lo spot per la fiction Rai sul maestro Manzi, interpretata da Claudio Santamaria che sale sul palco con barba e capelli alla Cat Stevens (per un curioso scambio di look) legge una commovente lettera del maestro Manzi e se ne va. Luciana Littizzetto fa il suo ingresso vestita con una rete da pesca a maglie larghe, o una sporta per la spesa estensibile – a seconda degli usi – e dopo poco la raggiungono le svettanti gemelle Kessler con cui scimmiotta un balletto.

Un tuffo nel passato: Kessler, Valeri e Baglioni. Ritorno al presente con Rufus Wainwright

Alice ed Ellen Kessler sono meravigliose, in anni in cui il botox era ancora in provetta le gemelle stregavano l’Italia e anche oggi sono due eleganti bellissime signore, peccato fasciate in tuniche di catrame rappreso. Il secondo ospite è una provata Franca Valeri: la voce stentata e il corpo tremante ma lo sguardo vivo nell’impugnare quella fantomatica cornetta e dire “Pronto mammà?!”. Ecco, qui sento una frattura, sono sospesa tra la meraviglia per un’artista che nonostante l’età affronta il palco con coraggio e dall’altro la tenerezza per la fragilità della sua età, 93 invidiabili anni che forse andrebbero maggiormente tutelati. Dopo il monologo di Franca Valeri arriva Luciana Littizzetto, con un cellulare, ad imitare la storica gag e la mia frattura si ricompone.
Il terzo ospite è Claudio Baglioni con un medley di Quel suo piccolo grande amore, E tu, Strada facendo, Avrai, Mille giorni di te e di me per finire con l’inedito Con voi. È un tuffo a bomba negli anni 80 e nella malinconia per vedere che sulle note più alte Claudione (così lo chiama l’amico Fazio) non ce la fa. Quando il pubblico in sala gli chiede un bis il terrore si dipinge sul suo volto, per altro sempre più simile a Christopher Lambert (per restare nel mood anni ’80 apparecchiato dalle sue canzoni). Fa un mega spot per il suo nuovo tour musicale con caschi da cantiere edile, abbraccia Fazio e se ne va. L’annuncio di Rufus Wainwright prima di lanciare la linea la Tg1 mi ridesta quel tanto che basta per sentire Cigarettes and Chocolate Milk suonata al piano, con l’accompagnamento dell’orchestra diretta da Mauro Pagani e a seguire Across the Universe dei Beatles, solo voce e orchestra. Ottima performance, Rufus è visibilmente emozionato e Fazio lo incensa da lontano dicendo che nei suoi pezzi si parla di tanti aspetti della vita umana, che siamo sfaccettati e bla bla ma Rufus, con grande lezione di stile, fa presente di essere gay dichiarato. Dopo la polemica dei Papaboys che non lo volevano all’Ariston perché autore del brano Gay Messiah e perché dichiaratamente gay, Rufus Wainwright ha detto quello che nessuno voleva sentir dire su quel palco. Nonostante la platea reagisca freddamente, prendete e portate a casa Papaboys.

I big, le canzoni, i presenter

Apre Francesco Renga con in viso un fondotinta pantone Tangerine ed i brani A un isolato da te e Vivendo adesso (scritta da Elisa): le gemelle Kessler proclamano canzone finalista Vivendo Adesso. Giuliano Palma con il brano Così lontano (tra gli autori Nina Zilli) un pezzo funky ska e Un bacio crudele, un be-bop ritmato. Nessuno dei due pezzi lascia il segno e la medaglia di bronzo per lo slittino a Sochi Armin Zoeggeler proclama vincitrice la seconda canzone.
È il turno di Noemi, impossibile non notare il look sobrio ed elegante che sfoggia: un abito citazione del videogame anni ’80 Space Invaders e il cavo della spia attorno al collo al posto di una collana: ascoltarla mentre canta Bagnati dal sole è un vero e proprio esercizio di concentrazione, non si può distogliere lo sguardo dall’alieno sul corpetto. La direttrice del museo Mart Cristiana Collu proclama vincitrice Bagnati dal sole. Segue Renzo Rubino, con Ora e Per sempre e poi basta salutata da fischi che Fazio e Littizzetto scambiano per acclamazione. Kasia Smutniak incorona Ora e regala uno squarcio sulla sua infanzia trascorsa all’ombra della cortina di ferro: il primo ricordo dell’Italia è proprio il festival di Sanremo che guardava da casa in Polonia, in pigiama. Ron si presenta con Un abbraccio unico e Sing in the rain, quest’ultimo un pezzo folk che avrebbe scartato perfino Violetta di X Factor. Gian Antonio Stella proclama vincitrice però Sing in the rain
. Riccardo Sinigallia (già autore di Tiromancino) con Prima di andare via e Una rigenerazione premiato da una infinita pallavolista Veronica Angeloni per Prima di andare via. Francesco Sarcina (meglio conosciuto come cantante de Le Vibrazioni) è autore di entrambi i brani Per il tuo sorriso e In questa città: una rock ballad molto orecchiabile la prima, un pezzo più tosto (per quanto hard rock possa mai suonare sull’Ariston) il secondo. Inevitabilmente passa la prima, incoronata dal pugile Clemente “Tatanka” Russo, mentre Sarcina si scatta selfie sul palco senza ascoltare gli sproloqui da eterno secondo di Tatanka.

I giovani

Il primo a salire sul palco (h. 00.20 e ci manteniamo svegli a termos di caffè) è Diodato con Babilonia, pezzo di cui è autore, diretto da Rodrigo D’Erasmo, violinista degli Afterhours. Nonostante l’orario e il fatto di seguire Rufus Wainwright sul palco Diodato è bravo, con il suo album E forse sono pazzo è già un piccolo fenomeno nel circuito indie e il pezzo Babilonia riaccende l’attenzione sullo spettacolo. Segue Filippo Graziani, figlio di Ivan Graziani, con Le cose belle, pezzo in pieno stile cantautoriale del padre, lo esegue abbracciando una chitarra folk rock ed anche il timbro di voce è molto simile. Finora tutto bene, segue l’esordiente Bianca che ha una voce jazz ma il brano che canta, Saprai, non ha forse un’identità precisa e non mi salva dall’ennesimo caffè. La voce graffiata di
Zibba e il suo brano in levare Senza di te attirano la mia attenzione: una canzone così al Festival non passerà mai, penso. Ho un sussulto sulla lettura dei risultati: primo finalista Diodato, secondo Zibba.


È un Fabio Fazio in vestaglia da camera quello che proclama i finalisti, mentre quelli che vorrebbero davvero mettersi in pigiama siamo noi che guardiamo, provati da ore di diretta in cui il ritmo si è perso per strada come il fiato ad una lezione di zumba.

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