In bici senza sella: i precari hanno fatto goal!

8 registi raccontano il precariato con un film ironico e intelligente

 

Non ti è mai capitato di pensare che la tua vita quotidiana è un percorso a ostacoli? Non prendiamoci in giro, vivere in Italia è davvero difficile e, dal punto di vista lavorativo, sempre più mortificante. A tal proposito 8 registi e 14 autori, tutti rigorosamente precari, hanno deciso di realizzare il progetto cinematografico In bici senza sella, un nome che rende proprio l’idea della fatica che la nostra generazione fa ogni giorno.
Per saperne di più abbiamo fatto quattro chiacchiere con uno di loro, Alessandro Giuggioli: eco cosa ci ha raccontato.

Il precariato è la piaga dilagante del nostro Paese, cosa vuol dire vivere in Italia oggi? Ne sai qualcosa?

Ci vivo, quindi sì…. qualcosa ne so… Cito una mia amica per rispondere “Essere italiani più che un’identità sta a diventà un lavoro”, lavoro precario e mal retribuito aggiungo io!! Viviamo un’epoca molto strana e difficile, i valori sono cambiati, il mondo del lavoro è cambiato, ma gli strumenti con cui affrontare questo cambiamento sono rimasti gli stessi di dieci anni fa.

Inoltre, non si è riusciti, almeno in Italia, ad attivare un cambio di passo e soprattutto di direzione, inutile provare a battere un mercato ormai globale portando la nostra produzione a competere con prodotti esteri che hanno prezzi enormemente più bassi, seguire questa strada porta dritti contro un muro!

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In bici senza sella

In bici senza sella è il nome del vostro film, personalmente lo trovo geniale, come ti è venuta l’idea?

Per caso. Il primissimo titolo del progetto è stato I precari che, però, ci sembrava autocommiserante: non volevamo proporre al pubblico un film avvilente e pensavamo che quel titolo non avrebbe convinto neanche noi ad andare a guardare il film.

Un giorno, mentre eravamo in riunione, la persona che mi ha insegnato il mestiere di produttore, Enzo Giuglioli, mi ha preso da parte e mi ha chiesto cosa significasse, secondo me, essere precari in Italia; e dovendo raffigurare questo concetto con un’immagine, ho pensato ad andare in bici senza sella: senza la sella si rimane in piedi, a spingere sui pedali, non ci si può rilassare, perché sedersi farebbe troppo male. In bici senza sella ci è sembrato un titolo adatto e quella stessa sera, tornato a casa, scoprivo che un atleta italiano era arrivato secondo a una gara di mountain bike, proprio su una bici senza sella. Era destino!!!

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In bici senza sella

Vedendo il trailer di In bici senza sella ho riso moltissimo e mi è venuto in mente il grande successo dell’anno scorso di “Smetto quando voglio” di Sydney Sibilia, un film che come sfondo ha proprio il precariato della nostra generazione, affrontato con grandissima ironia. Di progetti sull’argomento ce ne sono stati vari, ma sono tutti profondamente tristi e amari, cosa vi ha portati a prediligerne il lato “comico”?

La comicità è un mezzo per arrivare a un pubblico più ampio innanzitutto. Poi non volevamo fare un film in cui ci si piangesse addosso, del tipo: io povero precario, la colpa è di questo, questo e quest’altro. Noi non vogliamo incolpare nessuno, anche perché la lista sarebbe troppo lunga, vogliamo proporre!!

Volevamo anche cercare di seguire le orme di uno stile, quello della Commedia all’Italiana, che ci riusciva così bene, e che così tanto successo ha portato al nostro paese. Quei film in cui ridevi, ma uscivi con un amaro in bocca che ti faceva riflettere.

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In bici senza sella

Al momento grazie all’appoggio di una produzione indipendente siete riusciti a realizzare i primi tre dei sette episodi che compongono il fil; per ultimarlo avete indetto una campagna di crowdfunding che si è appena conclusa. Dicci di più, com’è andata?

E’ stato difficilissimo, ma è andata bene , siamo riusciti a raggiungere l’obbiettivo che avevamo fissato e già questa è una grandissima vittoria!!! Inoltre, visto che abbiamo raggiunto il GOAL, possiamo continuare a ricevere donazioni ancora per un lungo periodo. Questa ulteriore somma che raccoglieremo verrà utilizzata per la distribuzione del film, che è una fase molto costosa!

Com’è possibile continuare a supportare il progetto?

Continuando a donare sul sito.

Ripeto, anche se il Goal è stato raggiunto ogni ulteriore donazione verrà utilizzata per rendere il progetto ancora più grande!!! Inoltre, quello che chiediamo è anche una forma di supporto “social”. Più persone ci seguono su Facebook, Twitter, Instagram più riusciremo a far sentire la nostra voce!

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In bici senza sella


Grazie Alessandro, vada come vada Io Sto con #INBICISENZASELLA.

Grazie a te!!! Oggi sembra che qualcuno finalmente una sella voglia darcela!!!

 

CREDITS FOTO: Alessandro Giuggioli