Touch, la nuova serie Tv che va ben oltre i numeri

Un padre ed un figlio con un misterioso dono sono i protagonisti della nuova appassionante serie che già divide il pubblico

In Italia la serie è partita ormai da tre settimane e, come avevo calcolato, il pubblico si è già diviso: “Touch”, in onda su Fox il martedì alle 21:50, o non lo capisci o lo ami disperatamente. Breve riassunto: Martin (interpretato da uno straordinario Kiefer Sutherland) ha perso la moglie negli attentati dell’11 settembre, e da allora è rimasto solo con il figlio Jake, oggi undicenne. Il bimbo non ha mai detto una parola e non si fa toccare da nessuno, nemmeno dal padre, ma ha la mania per i cellulari e non fa che scrivere misteriosi numeri su un quaderno, apparentemente senza senso. Quando i servizi sociali cercano di togliergli Jake, Martin scopre il dono di suo figlio: il piccolo ha scoperto cosa regola la linea rossa che collega gli esseri umani tra loro, e quel segreto si nasconde nei numeri.
Come dicevo all’inizio, il pubblico si è diviso: a qualcuno non è andato giù il cliché del bambino autistico che poi si rivela un genio, ad altri il collegamento insensato e piuttosto forzato tra i numeri e gli eventi che collegano persone sconosciute e che vivono in parti del mondo opposte. In realtà, però, il bimbo della serie non soffre di autismo, anche se potrebbe sembrare, ma decide lui stesso di non parlare: il motivo viene illustrato dal personaggio di Arthur Teller, ex accademico screditato proprio per le sue teorie sui bambini come Jake; e parlando di lui, nel primo episodio, dice: “L’universo segue rapporti e schemi ben precisi,tutto intorno a noi. Né io né lei li vediamo, ma se potessimo la vita ci sembrerebbe magica. Immagini l’immensa bellezza dell’universo che vede…Non mi stupisce che suo figlio non parli”.

Touch, tutto il mondo è connesso
Touch, tutto il mondo è connesso

Il rapporto tra eventi e matematica

Per quanto riguarda la forzatura del rapporto tra eventi e matematica, non si può dire che non sia vero, ma è anche ovvio che ciò che dovrebbe tenere incollato lo spettatore alla sedia è proprio la rivelazione di questo mistero. Inoltre, i collegamenti di cui parliamo non passano per la matematica convenzionale, ma per i numeri della sequenza di Fibonacci, che è stata in passato ricollegata alla sezione aurea (o rapporto aureo) riscontrata nelle forme armoniche presenti in natura. Quello del rapporto aureo in natura è già di per sè qualcosa di inspiegabile e misterioso, quello che la serie fa è attribuirgli anche il collegamento che unisce gli eventi tra le persone di tutto il mondo.

Il vero punto forte della serie? I sentimenti

Ciò che più adoro di questo film, e che secondo me rappresenta la vera forza della serie, è il rapporto tra Martin e Jake. Il dolore di un padre che non può interagire con suo figlio, neppure abbracciandolo, e suo figlio che sceglie dopo undici anni di comunicare con lui, anche se solo attraverso i numeri. Il film è davvero toccante, non solo nel rapporto tra i due, ma anche nei rapporti che legano i protagonisti degli episodi, ogni volta diversi. C’è molto più di un mistero inspiegabile e della ricerca di una risposta in questo film, ed è la rincorsa disperata di un padre che pur di avere un contatto con suo figlio decide di seguire i suoi indizi, anche laddove questo lo portino in situazioni pericolose o apparentemente senza senso.
Con il terzo episodio, infine, abbiamo appurato che dietro i gesti del piccolo Jake c’è un disegno molto più grande, e onestamente non vedo l’ora di scoprirlo.