Intervista con Miriam Bertoli, autrice di Web Marketing per le PMI

Autrice del libro Web marketing per le PMI, ma anche consulente, formatrice, appassionata di marketing e comunicazione, ci dà qualche consiglio per le aziende

Mentre ero a caccia di nuovi libri da leggere, ho trovato “Web marketing per le PMI”. Con gioia scopro che Miriam è una donna che lavora nella comunicazione online, ma è anche una delle fondatrici della Girl Geek Dinners Nordest. Che fare davanti ad una donna geek, se non pensare di intervistarla per Bigodino?
Visto il tema del libro non ho resistito e ho proposto a Miriam un’intervista per approfondire meglio il discorso sulle PMI e le strategie di web marketing da adottare.

Consiglieresti a tutte le PMI di essere sui social network oppure solo all’aziende che dopo un analisi del potenziale target di riferimento, dovrebbero esserci?
Alle PMI consiglio prima di tutto di capire come il web le può aiutare a vendere di più, a farsi conoscere, a dare un servizio migliore ai clienti, a ridurre i costi e così via. Gli strumenti e le piattaforme vengono dopo questa analisi iniziale sugli obiettivi. I social network, se ben utilizzati, sono utili alla maggior parte delle PMI, con davvero poche eccezioni. Facebook, soprattutto, arriva in modo trasversale a tutte le fasce di età, reddito e provenienza geografica. Ma non dimentichiamoci che anche un buon sito fa altrettanto.

Su quali social è meglio puntare? È importante presidiarli tutti per le PMI?
È importante essere presenti nei luoghi in cui si ritrovano le persone con cui l’azienda dialoga. L’altra selezione si fa per affinità: chi produce oggetti di design avrà senz’altro maggiori benefici da una presenza su Instagram rispetto a uno studio dentistico. Poi, naturalmente, vige un ordine ferreo di priorità e rapporto sforzi/benefici. A risorse illimitate si può essere presenti su tutti, ma le risorse di economiche e di tempo di una PMI in tempo di crisi sono tra le più limitate in assoluto. La presenza su tutti vale invece nel senso di ascolto e “orecchie aperte”: anche se una PMI non è presente con un account su Twitter deve comunque monitorare il proprio marchio anche su Twitter, per capire se si parla di lei e se ci sono spazi per intervenire, ma anche per monitorare informazioni sui competitor o tendenze del settore in generale.

Per le PMI è meglio puntare su mezzi pubblicitari come email marketing e banner o instaurare relazioni sui social? Oppure devono puntare sul giusto mix?
Il giusto mix è vincente, passando sempre dai due punti che abbiamo visto prima: gli obiettivi e dove si trovano le persone con cui l’azienda dialoga. In molti casi, soprattutto nel B2B l’email marketing fatto su indirizzi e-mail selezionati e con messaggi targetizzati ha risultati buoni.

I tablet stanno prendendo sempre più piede, oltre ad un sito ottimizzato anche per questi device, consiglieresti ad un’azienda di investire nel realizzare un applicazione utile da regalare?
Il primo passo verso la presenza mobile è avere un sito ottimizzato e molte aziende ancora non hanno fatto questo primo passo. Non mi riferisco solo a siti che per alcune parti o completamente non sono visibili sui dispositivi Apple perché utilizzano la tecnologia Flash ma anche a siti che hanno menù di navigazioni con bottoni o link piccoli e ravvicinati, pensati per la precisione e il tocco puntiforme del mouse e difficilissimi da utilizzare dai tablet touch. Sull’opportunità di investire in una app, non ne vedo quotidianamente molte di utili e che meritino un secondo accesso dopo averle scaricate. Consiglio quindi alle imprese di fare un passaggio prima di decidere app sì/app no: perché un utente dovrebbe scaricarla? Che cosa gli stiamo dando di meglio/più rispetto al sito? E soprattutto perché dovrebbe utilizzarla più volte? Se le risposte portano buoni motivi allora ha senso investire ed esplorare.

Consiglieresti alle PMI di avvalersi di un dipendente interno, formato adeguatamente, per lavorare sul web marketing o di appoggiarsi ad aziende di comunicazione?
Entrambe le scelte hanno dei pro e dei contro: il dipendente interno è certamente più inserito nei flussi e nelle informazioni aziendali. Rimane il tema della formazione e soprattutto dell’aggiornamento continuo, oltre a quello di poter effettivamente giustificare una persona a tempo pieno o parziale. Consulenti o agenzie esterne danno dall’altro canto competenze specializzate e l’esperienza acquisita su altri progetti. In alcune dimensioni – proprie di una parte molto ridotta delle PMI italiane – l’equilibrio ideale si raggiunge con risorse interne affiancate da competenze esterne altamente specializzate.

Ci fai un esempio di case history di una PMI italiana che sta portando avanti una buona strategia di web marketing?
Berto Salotti www.bertosalotti.it è da tempo ormai una case history, con una strategia attenta e integrata che passa dalla presenza social ai video, da studiare. Un altro caso da seguire è Oybo www.oybo.it, una piccola azienda che vende solo online e solo calzini spaiati, guardate il loro blog blog.oybo.it per esempio.