Giappone, l’acquario chiude perché i visitatori non vogliono la sofferenza degli animali
Un caso che potrebbe aprire un dibattito internazionale.
A Choshi City, in Giappone, c’è un parco marino che, dopo 63 anni di ininterrotta attività, sta per chiudere i battenti. Tutta colpa o, in questo caso, dovremmo dire tutto merito dei suoi visitatori, che negli ultimi sette anni sono diminuiti in maniera impressionante. Si è passati dai 300mila l’anno ai 50mila di media degli ultimi tempi. Niente di strano, penserete voi, magari l’acquario non ha più appeal. No, la ragione dello scarso interesse dei visitatori verso il parco marino è un’altra: la gente non vuole più che gli animali possano soffrire. E il parco non può garantire interventi necessari per migliorare il loro benessere.
I visitatori temono che le attrazioni viventi del parco, come pesci e delfini ospitati nella struttura, possano star male. Vivono in luoghi non adatti a loro e il pubblico se n’è accorto, evitando di andare in visita per non aumentare il business di un parco che non può più garantire il benessere degli animali marini ospitati al suo interno.
Se all’azienda che lo gestisce vengono richiesti degli interventi per migliorare le condizioni di vita degli animali, l’amministrazione sostiene di non poter fare nulla: “Non c’è denaro per apportare le migliorie necessarie e rendere il parco a prova di terremoto e per sostituire le vasche”. Quindi il parco marino dovrà chiudere i battenti.
Il caso potrebbe sollevare un dibattito sui diritti degli animali tenuti in cattività che potrebbe uscire anche fuori dai confini del Giappone: recentemente la consapevolezza su quanto sia rischioso far vivere degli animali in cattività in habitat non adatti a loro e in ambienti malsani e ridotti è cresciuta esponenzialmente e non si può più fare finta di niente.
Del resto il pubblico diventa sempre più consapevole che si possono adottare soluzioni che siano in grado di difendere la salute e il benessere delle attrazioni viventi ospitati e non concedono più errori da parte delle strutture che le ospitano.
Un monito a tutti gli zoo e parchi che ospitano animali al loro interno: se i visitatori calano non è perché è diminuito l’interesse verso il mondo animale, ma perché è aumentata la consapevolezza che sono esseri viventi e come tali hanno i loro sacrosanti diritti!