La triste storia di Emma

'Scappava ogni volta che poteva, si nascondeva in giardino e iniziava a scavare. Era diventato inquietante. Sono tornata al rifugio e ho chiesto di lei, del suo passato. Mi hanno dato alcune informazioni, grazie alle quali ho scoperto, finalmente, lo spaventoso motivo"

“La mia mamma ha sempre odiato gli animali in casa e, anche se a me sarebbe piaciuto molto, non mi ha mai permesso di averne uno. Diceva che poi avrebbe dovuto pulire i bisogni e i peli per tutta la casa. Ricordo che io piangevo e lei mi ripeteva che ero piccola e irresponsabile e che dovevo capire che un cane non era un peluche.

Adesso che sono cresciuta, so che non aveva assolutamente torto su questa frase. I genitori regalano cuccioli ai propri figli, magari a Natale, ma quando poi crescono, i bambini si stufano e i cani ne soffrono. Quando sono diventata abbastanza grande e responsabile, ho iniziato a fare la volontaria per un rifugio e a prendermi cura degli animali. Mia madre non mi ha mai ostacolato, perché sapeva che ero abbastanza grande da capire quello che stavo facendo. Ho conosciuto una ragazza, una vera volontaria animalista ed è diventata la mia migliore amica. Oggi, dal mio primo salvataggio, sono passati cinque lunghi anni e vi giuro che non mi è mai capitata una cosa come quella che sto per raccontarvi. Questa cagnolina è stata lasciata nel rifugio, senza una spiegazione. Non avevamo posto, così, come avevo già fatto diverse volte, l’ho portata a casa in stallo, nell’attesa di trovarle una famiglia. Ma Emma iniziò a comportarsi in modo strano. Fuggiva ogni volta che ci riusciva, si rintanava nel mio giardino e iniziava a scavare senza sosta. Lo faceva ogni giorno e io non riuscivo proprio a capire perché…

Ci doveva essere una spiegazione, c’è sempre una spiegazione dietro uno strano comportamento. Così ho iniziato ad indagare… Emma aveva vissuto tutta la sua vita, 14 lunghi anni, in un terreno, in mezzo ai rifiuti, senza cibo, mangiava solo una piccola quantità che la sua “famiglia” le portava di rado, giusto per non farla morire. Passava il tempo a scavare in mezzo ai rifiuti e di nascondeva, come se volesse sparire, in modo che nessuno potesse farle del male.

Quattordici lunghi anni di terrore, vi rendete conto? Scavava nel mio giardino, perché cercava una buca per nascondersi. Una buca che lei, anche se può sembrare strano, chiamava casa, perché era l’unico posto dove si era sentita al sicuro.

Io vi ho raccontato questa storia, soprattutto per ringraziarvi, perché dopo il primo post che ho fatto su di lei, mi sono arrivate donazioni da ogni parte del mondo. Ed è proprio grazie a questi soldi, che ho potuto ricoverare Emma all’interno di un centro specializzato. Ogni giorno le fanno fare un percorso psicologico e presto riuscirà a ritrovare se stessa.

Quando sarà pronta, io prometto che la porterò a casa con me e le ridarò la vita, una vita piena d’amore.”