La vaccinazione del gatto: sfatiamo i miti comuni

Quando è necessario farla, quando è meglio evitare.

Non solo in medicina umana, ma anche in veterinaria la vaccinazione fa discutere molto. Vaccinare sì o no i nostri gatti? La faccenda è piuttosto complessa, ci sono anche dei miti comuni da sfatare che finiscono solo col danneggiare i nostri gatti. Inoltre ci sono dei dati scientifici da prendere in considerazione. Fortunatamente ci sono delle linee guida da seguire per le vaccinazioni, ci sono diverse associazioni internazionali che le hanno messe a punto, una di quelle più seguita è la WSAVA che nel 2015 ha rilasciato le nuove linee guida per le vaccinazioni di cani e gatti.

Si tratta di indicazioni da seguire, non di leggi, quindi vanno adattate alla singola situazione. Questo fa sì che il vostro veterinario in base a queste indicazioni, alle sue conoscenze scientifiche e alla situazione epidemiologica della zona decida un determinato iter vaccinale e non un altro.

Un gatto in mezzo alla natura

Un gatto in mezzo alla natura

I miti da sfatare nella vaccinazione dei gatti

Vaccinare un gatto non fa ammalare un gatto, stimola il sistema immunitario a produrre anticorpi contro quelle determinate malattie. Il vaccino non è responsabile di ogni singola malattia o sintomo che il gatto manifesterà da qui ai prossimi dieci anni: il gatto ha fatto il vaccino otto mesi fa, oggi zoppica, sarà colpa del vaccino? E’ a dir poco un’assurdità anche il solo pensarlo.

Molte persone non vaccinano il gatto perché, secondo loro, vaccinare è più pericoloso della malattia. Purtroppo il risultato è veder morire costantemente tantissimi gatti di malattie per cui era possibile vaccinarli: muoiono più gatti per il vaccino o per malattie come la Panleucopenia, l’Herpesvirus o il Calicivirus? La seconda. Gatti che oggi potrebbero essere ancora vivi se fossero stati vaccinati, sono invece morti a causa di queste malattie.

Un altro errore comune è quello di aspettare i 5-6 mesi prima di vaccinare il gatto, nell’erronea convinzione che prima sia troppo piccolo per farlo uscire e che in questo modo rischia di ammalarsi. No, è il contrario: si sta oltrepassando il periodo in cui bisogna vaccinarlo, dopo lo si potrà sempre vaccinare, solo che lo si è lasciato scoperto e a rischio per mesi, quindi potrebbe aver già contratto la malattia.

[inline-related id=”625977″]

Per quali malattie vaccinare?

Se si seguono le linee guida WSAVA 2015, queste distinguono i vaccini in due tipologie: Core e Non Core. I vaccini Core sono quelli che devono essere fatti perché quelle malattie sono fortemente presenti sul territorio. I vaccini Non Core sono quelli che vanno fatti solo se necessario e se la situazione epidemiologica locale lo richiede. Nel caso dei gatti, i vaccini Core sono quelli classici, il trivalente composto da Panleucopenia, Herpesvirus e Calicivirus.

Vaccini Non Core per il gatto consideriamo quello per la FELV o Leucemia Virale Felina e anche la Rabbia. Nel primo caso se il gatto non esce mai di casa non ha senso farlo, stessa cosa se il gatto esce e in zona non ci sono evidenze di gatti malati di FELV. Per la Rabbia, il discorso è che in Italia non c’è, quindi è anche qui inutile vaccinare il gatto, a meno che non debba andare all’estero dove è richiesta.

E gli anticorpi materni?

I gattini quando nascono nei primi giorni di vita assumono un latte particolare che si chiama colostro, ricco di anticorpi forniti dalla madre: questo permetterà loro di proteggersi durante i primi mesi di vita da queste malattie, quando il loro sistema immunitario è ancora debole e incapace di proteggersi adeguatamente da solo. Il problema qui è che questi anticorpi materni tendono ad interferire con le vaccinazioni, inattivandole. Se è vero che inizialmente il tasso di questi anticorpi è alto, dopo un po’ comincia a diminuire.

Quindi ci sarà un momento in cui questo tasso è talmente basso da non proteggere più il gattino. Il fatto è che non possiamo sapere quando questo accadrà, per questo motivo le prime volte vengono fatti più richiami vaccinali a distanza di un mese, il più precisamente possibile, per evitare proprio questa interferenza degli anticorpi materni e superare questa fase critica che viene definita Periodo Finestra.

Quando vaccinare il gattino?

Quando vaccinare il gattino?

Quali sono le linee guida per la vaccinazione dei gatti?

Se si seguono le linee guida della WSAVA (ma ce ne sono anche di altri enti), nel gatto i vaccini Core sono quelli per la Panleucopenia virale felina, per la Rinotracheite virale felina da Herpesvirus e per il Calicivirus felino. Queste malattie vengono inserite nel settore Core perché gravi e spesso mortali. Il vaccino contro la Panleucopenia protegge a lungo, mentre quello per l’Herpesvirus e il Calicivirus no. Molto dipende se il gatto è a basso o alto rischio.

Un gatto che vive sempre e solo in casa, non viene mai a contatto con altri gatti, che ha proprietari che non vengono mai a contatto con altri gatti è considerato a basso rischio, quindi dall’anno di vita in su potrebbe anche fare una vaccinazione ogni tre anni.

Ma gatti ad alto rischio, quindi che vivono sia dentro che fuori casa, che vengono anche solo sporadicamente a contatto con altri gatti, che hanno proprietari che vengono a contatto con altri gatti, vanno vaccinati tutti gli anni.

Questo perché a differenza di quanto accade col cane, nel gatto è più difficile fare gli esami del sangue per valutare il livello di anticorpi nel cane. Questo perché soprattutto per Herpesvirus e Calicivirus il tasso anticorpale non è correlato al grado di protezione.

Per i vaccini Non Core, quello più noto è quello per la Leucemia virale felina. E’ consigliato farlo annualmente solo a gatti che vivono fuori e che quindi possono venire in contatto con gatti malati. Però prima di farlo bisogna testare il gatto ed assicurarsi che non abbia la malattia, se non è inutile vaccinarlo.

Perché il mio veterinario vaccina tutti gli anni?

Quello che in realtà dice la WSAVA, sia per il cane e per il gatto, è che sì, in determinati casi si può vaccinare ogni tre anni, ma sarebbe bene ogni anno testare il cane o il gatto per vedere se ha effettivamente anticorpi, con i limiti di cui abbiamo già parlato per l’Herpesvirus e il Calicivirus nel gatto. Qui però nasce un altro problema: sono pochissimi i proprietari che accetterebbero ogni anno di fare esami del sangue del genere al proprio gatto, anche e non ultimo per un motivo di costi.

Questo vuol dire che molti veterinari, per evitare di veder scatenate epidemie per proprietari che decidono di seguire solo le linee guida della WSAVA che convengono loro (vacciniamo ogni tre anni!) e non quelle che non gli convengono (facciamo gli esami del sangue tutti gli anni!), preferiscono andare sul sicuro e vaccinare annualmente.

Ho paura del sarcoma da iniezione

Molte persone si rifiutano di vaccinare il gatto per paura che sviluppi un sarcoma da iniezione. E’ un concetto difficile da far superare: non vaccino per una malattia che potrebbe uccidere il mio gatto oggi per non fargli sviluppare una malattia che potrebbe sviluppare in futuro. Non è molto logico. Anche perché non tutti i gatti sviluppano il sarcoma da iniezione, succede solo nei gatti predisposti geneticamente.

Se il gatto è predisposto geneticamente a sviluppare questo tipo di tumore, qualsiasi tipo di iniezione potrebbe scatenarlo, non solo il vaccino.

Ma a volte bisogna scegliere il male minore: muoiono più gatti di Panleucopenia, di Herpesvirus e Calicivirus di quelli che muoiono per sarcomi da iniezione.

[inline-related id=”624387″]

Posso fare il vaccino da solo al gatto?

No, le vaccinazioni sono un atto medico e come tali spetta al veterinario farle, se un non medico fa un vaccino compie un abuso di atti d’ufficio, un reato. Tornando all’umana: vi fate il vaccino antinfluenzale da solo o andate dal vostro medico o all’Asl? E’ la stessa cosa. Fare il vaccino non significa solo fare un’iniezione, fare un vaccino significa sapere come va conservato quel vaccino, quando va fatto un vaccino e non un altro, quando fare i richiami e capire se quel gatto in quel momento è in grado di sopportare il vaccino.

Se infatti il gatto in quel momento è malato o ha qualche malattia in stadio iniziale, il vaccino non deve essere fatto perché distogliamo l’attenzione del sistema immunitario dal cercare di bloccare quella malattia già presente. Il veterinario si accorge se un gatto ha qualcosa che non va, è il suo lavoro, un non veterinario il 99% delle volte non se ne accorge ed ecco che la situazione precipita, a volte con esiti anche mortali per il gatto.

Quanto costa il vaccino?

Variabile, il costo del vaccino dipende dal tipo di vaccino fatto, dal protocollo e dal tariffario del veterinario, influenzato a sua volta dal tipo di struttura dove lavora e dalla città dove lavora. Il fatto è che si dovrebbe andare dal veterinario perché ci si fida di quel medico, non perché è quello che si fa pagare di meno. Ma purtroppo non è sempre così. Ogni singolo vaccino va pagato, non è che perché avete pagato il primo, poi tutti gli altri sono gratis per il resto della vita del gatto. Mi risulta che anche in medicina umana i vaccini a pagamento li paghiate tutte le volte, giusto?