Liberare gli orsi in Trentino, il grido disperato dell’attrice francese
Liberare gli orsi in Trentino, Brigitte Bardot lancia un appello accorato
Liberare gli orsi in Trentino. Poche parole, ma semplici e chiare quelle gridate da una nota attrice francese che da sempre lotta per difendere gli animali e dar voce a chi non può urlare il proprio dolore. Brigitte Bardot manda un appello forte e conciso al nostro paese, per la situazione in cui vivono gli animali selvatici nella regione del Nord Est.
Brigitte Bardot è stata ed è ancora una delle più grandi attrici amate a livello internazionale. Oltre che una brava cantante. Ma è anche un’attivista in difesa degli animali e negli ultimi anni ha spesso fatto sentire la sua voce per darla a chi non ce l’ha.
L’attrice francese, presidente di una Fondazione che porta il suo nome, ha recentemente scritto una lettera in francese a Maurizio Fugatti, presidente della Provincia autonoma di Trento, in forze alla Lega Nord.
Qual è la sua richiesta? Rimettere in libertà i tre orsi che si trovano ancora rinchiusi nell’ormai tristemente celebre recinto di Casteller.
L’attrice si dice scioccata e scandalizzata per il fatto che questi orsi, catturati in Slovenia nell’ambito di un progetto Life Ursus Project, finanziato da fondi europei, non si trovino in libertà in Italia, come da accordi. Ma vivono rinchiusi in un recinto elettrificato.
Liberare gli orsi in Trentino, l’appello di Brigitte Bardot
Brigitte Bardot minaccia Fugatti. Se non libererà i tre orsi da quella prigione da cui l’orso M49, soprannominato Papillon, è fuggito due volte, prima di tornare in carcere, ci sarà “uno scandalo globale sostenuto dai nostri numerosi partner internazionali e ti giuro che non ti risparmierò“.
La risposta di Maurizio Fugatti non si è fatta attendere. Invitando l’attrice in Trentino, aggiunge:
Anche noi amiamo la natura e gli animali, tanto che il nostro territorio è un esempio internazionale da questo punto di vista. Non dimentichiamo tuttavia che gli orsi problematici annoverano ormai molte vittime tra gli animali che rappresentano il sostentamento dell’agricoltura e della zootecnia di montagna. È proprio la logica di un migliore equilibrio che noi stiamo difendendo, consapevoli delle fatiche di chi ancora oggi cerca di resistere in montagna, presidiando e mantenendo vivo il territorio. Una fatica oggettivamente reale e concreta. Ben lontana dalla finzione cinematografica, dove la rappresentazione dei fatti può non rappresentare pienamente le problematiche più autentiche.
Peccato anche il Consiglio di Stato abbia chiesto di liberare la femmina JJ4!