Merino e lo sfasciacarrozze
Mi chiamo David, vi racconto questa storia con la speranza di toccarvi il cuore….La verità l’ho scoperta molto tempo dopo, erano passati ben quattro mesi dall’incidente. Merino, così si chiama, ma non l’ho dato io quel nome, lo ha dato la sua famiglia, o almeno quella che avrebbe dovuto essere la sua famiglia. Merino sbucò dal nulla, io lavoro in uno sfasciacarrozze, qui le macchine incidentate
le smontiamo e poi le schiacciamo. La dolcezza di Merino mi conquistò, girava tra quei rottami di giorno, poi spariva di notte, avrà avuto una casa…pensai. Non gli ho mai fatto manca il cibo, l’acqua fresca e la carezza del buongiorno, andavo anche la domenica, solo per portargli da mangiare.
Un giorno, lo chiamavo e non veniva, così l’ho cercato tra quei rottami, la sua testolina fece capolino, era tanto abbattuto. Ho guardato dentro l’auto e c’era un giaccone da uomo, all’interno dei documenti, qualche foto…in quelle foto c’era anche lui, la scritta dietro..
“Io e il mio Merino”. Ho fatto una telefonata, “Ah si, si chiama Merino, era il cane di mio padre, era con lui quando quattro mesi fa è morto in un incidente gravissimo, non lo trovavamo più, comunque non importa, ci metta da parte i documenti, mando qualcuno a prenderli!” Merino e il suo dolore non interessavano a quella famiglia, erano concentrati su altro forse, nei loro cuori non c’era posto per lui, pur sapendo quanto il loro papà lo avesse amato in vita. Merino dormiva su quel cappotto, in quell’auto piena di ricordi del suo umano.
Merino doveva essere un gran cane, David lo aveva capito, aveva anche capito che non aveva una casa dove andare, non aveva nessuno…Così quella sera prese il giaccone del suo papà “Andiamo piccolo, andiamo a casa!”. Merino dorme ancora sulla giacca, ma è in casa di David.
Viveva così, la carezza amorevole di David
Poi insieme
In viaggio verso casa