Mia, la cagnolina gettata in mare con una pietra al collo
Mia, la cagnolina gettata in mare con una pietra al collo, voleva farsi il bagno: è questa la versione del proprietario: ecco come si è conclusa la vicenda.
Mia, la cagnolina gettata in mare con una pietra al collo voleva semplicemente farsi un bagno. Questa è stata la spiegazione che il proprietario della cagnolina ha fornito agli inquirenti durante il processo che lo ha visto come accusato di maltrattamento sugli animali. Ecco come è finita questa storia.
Mia è una cagnolina che è stata gettata in mare con una pietra al collo anche se il suo proprietario ha raccontato un’altra storia agli inquirenti. Molti si ricordano bene la storia di Mia che ha fatto il giro del paese quest’estate. Per chi non la conoscesse, dobbiamo dire che Mia è stata salvata a Lido Valderice, in provincia di Trapani. La povera cucciola era sugli scogli, cercando di riprendere fiato dopo aver nuotato a lungo. Alcuni bagnanti l’hanno soccorsa, scoprendo con sorpresa il motivo che l’aveva tenuta così a lungo sotto l’acqua: il suo collare era legato con una fune che, alla fine, aveva una pietra pesante. La sua buona stella l’aveva aiutata a liberarsi e nuotare fino agli scogli.
Sul posto è intervenuta la Polizia Municipale che ha scoperto che Mia aveva il microchip. Il proprietario è stato convocato e ha dato una versione dei fatti a dir poco fantasiosa, la stessa che ha ripetuto anche in tribunale, davanti ai giudici.
Ed è proprio di questo che vi vogliamo parlare. Al processo l’imputato ha affermato di aver portato Mia a fare un bagno al mare. Le ha messo il collare su uno scoglio e poi ci ha messo una pietra sopra ma Mia, impaziente di fare il bagno, è scappata e si è tuffata in acqua, trascinando la pietra dietro di se. Lui aggiunge di non aver visto la pietra e di essere tornato a casa convinto che la cagnolina avrebbe raggiunto da sola la sua abitazione dopo il bagno.
Vi sembra una versione credibile? Ebbene i giudici l’hanno considerata reale. Il Procuratore l’ha considerato, dunque, un banale incidente non perseguibile…
Le associazioni animaliste che si sono costituite parte civile hanno annunciato di voler proseguire la battaglia affinché il responsabile di un simile gesto paghi per quello che ha fatto a Mia. Nel frattempo Mia è nella custodia di un volontario che non ha intenzione di ridargliela.