Perché gli animali non dovrebbero più lavorare nei circhi

La LAV ci spiega le sue giuste motivazioni.

Perché non dovrebbero più esistere circhi che sfruttano gli animali per i loro spettacoli? Ce lo spiega la LAV, la Lega Antivivisezione, che, in collaborazione con Animal Defenders International (ADI), ha organizzato mercoledì scorso un workshop dedicato al progetto di riforma del Ministro Franceschini, contenuto nel Disegno di Legge 2287-bis sul Codice dello Spettacolo, per dire addio agli animali nei circhi. Una proposta sacrosanta e importantissima.

Sono stati diversi gli esperti intervenuti a chiarire le motivazioni di questa giusta battaglia. “Cosa si nasconde dietro un tendone da circo? Per quali motivi scientifici la vita degli animali è incompatibile con il loro utilizzo nelle attività circensi? Quanti incidenti sono stati provocati dagli animali dei circhi in Europa nell’ultimo ventennio? Quali le conseguenze in termini di pubblica sicurezza? Perché i costi economici e sociali del circo con animali non sono più sostenibili? Cosa sta accadendo nel mondo e quali sono i modelli applicabili e le opportunità da cogliere per fare un passo avanti nella direzione auspicata dai cittadini, sempre più avversi allo sfruttamento degli animali? Perché in Italia è necessaria e urgente una riforma del settore dello spettacolo che preveda la dismissione degli animali dai circhi e la riconversione delle tradizionali attività circensi secondo forme di spettacolo che valorizzino espressioni artistiche davvero “umane”?“.

Non sono solo gli animalisti a dire no agli animali nei circhi, per motivi etici, ma anche la scienza e i veterinari. Steven Harris, Professore onorario, docente alla Scuola di Scienze Biologiche dell’Università di Bristol, spiega: “La vita nei circhi non può garantire agli animali selvatici ed esotici il soddisfacimento dei livelli minimi di benessere. Si tratta di una vita passata in condizioni di prigionia, in cui gli animali vanno incontro a costanti disturbi psico-fisici, senza alcun controllo sui propri bisogni, una vita fatta essenzialmente di esibizioni negli spettacoli, di esposizione al pubblico, di continui viaggi e trasferimenti. La vita degli animali nei circhi non può considerarsi “una buona vita” né “degna di essere vissuta“.

Non dobbiamo sottovalutare nemmeno i rischi per la pubblica sicurezza che i circhi con animali portano con loro: in Europa si contano, tra il 1995 e il 2017, 308 incidenti, con il coinvolgimento di 660 animali e 95 persone. Alcune specie sono pericolose, convivono insieme ad altre in spazi molto ristretti e spesso le recinzioni non sono idonee a trattenere quella che è la loro innata natura.

Senza dimenticare che il settore è in crisi e questo si ripercuote, non solo sulle persone che ci lavorano, ma anche sugli animali stessi, ai quali non viene garantita una vita degna di essere chiamata con questo nome. Quindi basta agli animali nei circhi!