“Vedi se la puoi aggiustare, mi servono i cuccioli, altrimenti quant’è per l’eutanasia?”
La famosa Humane Society degli Stati Uniti ha stimato che ci sono circa 10.000 strutture di allevamenti che accolgono circa 167.000 cani in cattività e la maggior parte di loro, femmine, muore lì dentro. Quasi tutte queste strutture sono autorizzate dall’USDA. L’USDA è l’ente che applica le norme minime di assistenza previste dalla legge sul benessere degli animali.
Ma, in realtà, gli umani che allevano questi cani, lo fanno solo per avidità e non danno agli animali nessuna attenzione e nemmeno il minimo affetto. Vivono in gabbia dove non socializzano e non possono giocare. Le femmine vengono ingravidate e i loro cuccioli vengono, poi, venduti ai negozi o privatamente. Oggi vogliamo raccontarvi di lei, Tracy, una cucciola di pitbull che è stata salvata da un veterinario ad un passo da una morte certa. Quando si è reso conto delle sue condizioni, per lo meno, il suo allevatore ha avuto il buon senso di portarla dal veterinario. Ma la sua salute non era la preoccupazione principale, voleva sapere per quale motivo la cagnolina non riusciva più a rimanere incinta! E’ accaduto poco prima di Natale. Tracy ha 4 anni e le sue condizioni, quel giorno, erano un qualcosa di mai visto prima. Era magra, malata e troppo debole, il veterinario era convinto che non sarebbe mai sopravvissuta. Non si reggeva in piedi, crollava ad ogni passo. “Mi ha chiesto se riuscivo ad ‘aggiustarla’, perché a lui servivano i cuccioli. E se per qualche motivo non sarebbe più potuta diventare mamma, mi avrebbe pagato per farle l’eutanasia.”
Tracy non era in condizioni di avere dei cuccioli, aveva bisogno prima di cure mediche e a quel mostro non importava. Così il veterinario provò a contattare l’associazione Adopt a Boxer e i volontari accettarono di coprire le spese mediche.
Aveva la pancreatite, i giorni passavano ma non mostrava segni di miglioramenti. Il povero cane è stato portato in una clinica veterinaria di emergenza, ma la causa della sua malattia è rimasta sconosciuta.
“Non voleva mangiare, e tutti i suoi sintomi sembravano indicare un disturbo neurologico, come un tumore al cervello, ma i test non hanno trovato nulla. Il giorno prima della vigilia di Natale, sapevamo che dovevamo per forza portarla dalle altre persone che avrebbero potuto darle più aiuto”, ha dichiarato il veterinario.
I volontari l’hanno portata al Ryan Veterinary Hospital dell’Università della Pennsylvania. E qui, la diagnosi è stata: “Ogni parte del suo squilibrio, ogni sua condizione era dovuta al fatto di essere stata rinchiusa in una gabbia in quell’inferno e privata della cosa più semplice che qualsiasi animale domestico avesse bisogno: il cibo.”
Hanno tentato di nutrirla con un tubo, che poi, non appena è stata capace di mangiucchiare di nuovo sola, hanno rimosso. Dopo quattro giorni, un volontario dell’associazione, l’ha portata in stallo a casa sua e si è preso cura di lei.
Nella sua nuova casa ha altri 4 amici pelosi, sta prendendo peso e, ogni giorno, acquista sempre più sicurezza. Eccola qui oggi:
Crediamo proprio che abbia trovato la sua famiglia! Buona vita Tracy, nessuno ti farà più del male!