Come conservare i propri capelli senza ricorrere a trapianti: una questione di equilibrio

A partire dagli anni Ottanta del secolo scorso, le ricerche tricologiche hanno occupato un posto pressoché egemone in quella particolare branca della medicina che sconfina nella cosmesi, soprattutto per quanto riguarda l’universo maschile. L’idea di contrastare, e auspicabilmente arrestare, la caduta dei capelli ha assunto con il tempo la fisionomia di una missione, il cui esito è divenuto progressivamente meno incerto. Di sicuro, oggi sappiamo quali sono le principali cause dell’alopecia, nonché gli accorgimenti che bisognerebbe adottare per evitare che tale disturbo possa recare danni (di natura estetica, beninteso) irreparabili, a meno che non si ricorra a un trapianto.

Dunque le terapie farmacologiche contro la calvizie esistono, sono di diversi tipi e negli anni hanno fornito risultati più o meno incoraggianti. Tuttavia, malgrado i progressi fatti negli ultimi 40 anni, il trapianto rimane per molti la soluzione più rapida e drastica (nel senso che i risultati sono visibili in breve tempo), ancorché nettamente la più costosa. Non a caso, al giorno d’oggi molte cliniche situate in paesi extra-UE, sfruttando il cambio vantaggioso con l’euro e il ridotto costo delle materie prime e della manodopera, sono diventate meta di veri e propri pellegrinaggi da parte di pazienti affetti da calvizie. Paesi come la Turchia, l’India o la Malesia (ma anche Stati membri dell’Unione come la Polonia e l’Ungheria) hanno dato vita a un vero e proprio “turismo tricologico”, con centinaia, a volte migliaia, di clienti ogni anno, equamente divisi tra neotrapiantati e pazienti di vecchia data che tornano per un “tagliando”.

Di fatto, però, l’ossessione nei confronti della ricerca di una cura, unita alla velocità d’esecuzione e di recupero del trapianto, hanno fatto in modo che venisse trascurata quella che è forse la fase più importante e, a conti fatti, più incisiva di ogni trattamento: la prevenzione. Prendersi cura quotidianamente del proprio cuoio capelluto, trattandolo attraverso prodotti studiati all’uopo e “nutrendolo” di sostanze che ne rafforzino la struttura, evita in un’alta percentuale di casi di ricorrere a mezzi terapeutici “a posteriori”. Semplicemente, i capelli non cadono, perché sani e robusti sin dal bulbo pilifero, e perché innestati in uno strato cutaneo che ospita contemporaneamente i nutrimenti necessari a garantire a ogni singolo capello una significativa aspettativa di vita.

Il segreto risiede tutto in due “ingredienti” in grado di rinnovare e rinforzare costantemente la capigliatura: cheratina e lipidi. La prima è una proteina fibrosa a base di zolfo, dalla struttura filamentosa, essendo costituita da lunghe catene di amminoacidi, la maggior parte dei quali idrorepellenti: è l’elemento costitutivo principale del capello, essendo presente nella struttura di quest’ultimo per più del 90%. I lipidi, invece, sono degli acidi grassi che formano il collante fra le varie molecole di cheratina, tenendole saldate l’una all’altra: pur essendo presenti nel capello in appena il 4%, in media, della sua composizione, essi sono un elemento essenziale e pressoché insostituibile. Non a caso, quando alcune abitudini sbagliate (che possono andare dal fumo all’utilizzo di piastre o trattamenti coloranti/decoloranti per capelli) determinano la momentanea caduta di alcuni capelli, nella maggior parte dei casi ciò è dovuto alla drastica riduzione della presenza di grassi nella struttura del capello stesso.

Da questo elementare ragionamento consegue una verità altrettanto facilmente intuibile. Ovvero: il miglior modo per preservare i nostri capelli dall’impoverimento e dalla caduta è “nutrirli” con queste due sostanze. In commercio esistono prodotti che forniscono una integrazione di cheratina e lipidi, in grado non solo di ripristinare i valori di entrambi i componenti, ma anche di recuperare un virtuoso equilibrio tra essi. Solo così il capello potrà godere non solo di buona salute, ma aumentare sensibilmente la propria aspettativa di vita.