Oggi è la Giornata Mondiale per l’Epilessia
Oggi è la Giornata Mondiale per l'Epilessia, una malattia della quale conosciamo bene il nome, ma che spesso ignoriamo
Il 10 febbraio 2020 è la Giornata Internazionale dell’Epilessia. Secondo la Società Italiana di Neurologia (SIN) la malattia neurologica è tra le più diffuse: l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) l’ha inserita tra le malattie sociali. Colpisce circa 50milioni di persone nel mondo, nei paesi industrializzati 1 su 100. In Europa le persone affette sono 6 milioni e in Italia circa 500.000.
L’epilessia può colpire a ogni età, con due picchi di incidenza maggiore: nei primi anni di vita e in età più avanzata. Le crisi si possono manifestare improvvisamente, ovunque e in ogni momento. E possono provocare perdita di coscienza e conseguenti cadute traumatiche e lesioni anche gravi. Se le crisi non si possono controllare si possono avere limitazioni pesanti nella vita di tutti i giorni. Il peso psicologico può essere un fardello pesante da sopportare.
Il Prof. Giancarlo Di Gennaro, Direttore UO Centro per la Chirurgia dell’Epilessia IRCCS NEUROMED, Pozzilli (IS) e Coordinatore Gruppo di Studio Epilessia SIN, spiega: “I progressi scientifici negli ultimi anni hanno fatto registrare numerose scoperte nel campo della genetica e delle scienze di base, con significativi passi avanti nella comprensione dei meccanismi molecolari che generano le crisi epilettiche, così come hanno portato a un ricco armamentario di farmaci antiepilettici efficaci, con meccanismi d’azione sempre più innovativi e in genere con migliore tollerabilità”.
Nei pazienti farmacoresistenti si può valutare un trattamento chirurgico per rimuovere la regione di corteccia cerebrale responsabile delle crisi. E le possibilità di guarigione sono ottime. Altrimenti si può ricorrere alla “neuromodulazione”, ossia di un trattamento palliativo mediante l’impianto chirurgico di dispositivi che emettono stimoli elettrici diretti al cervello per ridurre le crisi e la loro gravità.
L’epilessia ha bisogno di tanti studi. La ricerca scientifica ha bisogno di maggiori fondi. E abbiamo bisogno di più politiche socio sanitarie a favore dei pazienti per permettere loro di avere accesso alle cure e migliorare gli standard diagnostico-terapeutici.