Breve storia della lingua dei segni
Conoscete tutti la storia della lingua dei segni? E sapete tutto quello che c'è da sapere? Ecco 5 cose da sapere!
Chi conosce la storia della lingua dei segni? Stiamo parlando di una lingua che permette alle persone sordomute di esprimersi attraverso un sistema codificato di segni delle mani, espressioni del viso e movimenti del corpo. Come tutte le lingue, ha aspetti verbali e non verbali. Lo sapevate che le lingue dei segni (e presto vi spiegheremo perché ne parliamo al plurale) hanno una giornata a loro dedicata? L’ONU ha deciso di ricordarle il 23 settembre di ogni anno!
Sin dall’antichità esiste una comunicazione visiva dei segni, anche se non si hanno molte testimonianze. Il primo a parlarne è l’educatore e fondatore della Scuola di Parigi per sordi, l’Abbé de L’Épée nella seconda metà del 1700. Sicard, il suo successore, è stato un grande studioso di questo linguaggio, così come tutti gli illuministi. Nel 1816 la lingua è stata portata negli USA dallo statunitense Thomas Hopkins Gallaudet, dando vita alla lingua dei segni americana. Anche in Italia abbiamo un linguaggio analogo: se ne hanno tracce più o meno dalla prima metà dell’Ottocento.
Dunque non esiste solo una lingua dei segni. No, non ne esiste solo una. Questa è una delle cinque false credenze alle quali non credere più e che Babbel ci spiega in maniera assolutamente perfetta.
Non esiste una sola lingua dei segni
La lingua dei segni non è universale come in molti credono. Ogni comunità di segnanti ha la sua lingua legata alla sua cultura. Ne esistono circa 300 al mondo e non sempre i segni sono condivisi. Esiste però una lingua franca, la lingua dei segni internazionale (ISL) o Gestuno, progetto nato nel primo Congresso Internazionale dei Sordi (World Federation of the Deaf) di Roma del 1951.
Le lingue dei segni hanno una loro grammatica
Non solo ce l’hanno una grammatica, ma non imitano o semplificano quella della lingua parlata nella nazione di appartenenza. Ad esempio, nella grammatica italiana una frase si compone con un soggetto seguito da un verbo e da un complemento oggetto. Nella lingua dei segni italiana l’ordine non è lo stesso. Ma è soggetto, oggetto e verbo.
Non si usano solo le mani
Le lingue dei segni non usano solo i gesti delle mani. In realtà ci sono 7 parametri: 4 componenti manuali di segno (il movimento, l’orientamento, la configurazione e il luogo delle mani) e 3 non manuali (le espressioni facciali, la postura e le componenti orali). Tutto è coinvolto in questo linguaggio.
Non sono facili da imparare
Come ogni lingua, anche quella dei segni ha bisogno di pratica, di studio. Non è che basta gesticolare, insomma.
Sono nate in modo naturale nelle comunità di non udenti
Non sono state inventate dalle persone udenti. Ogni comunità di non udenti ha sviluppato il suo linguaggio.