Come scegliere un ristorante leggendo il menù

Per capire se si mangerà bene non serve entrare, leggete i menù esterni!

 

Mangiare fuori, nonostante la crisi, è una abitudine che gli italiani, ma non solo, faticano a togliersi di dosso, anche perché è decisamente tutta italiana l’abitudine di passare ore e ore a tavola come fosse un momento di socializzazione e condivisione che sempre più spesso perdiamo nella vita comune.

Un momento tanto importante necessita anche del giusto ristorante, quindi scegliere il ristorante giusto dove andare per un pranzo o una cena tra amici o parenti è fondamentale. Il problema è che negli ultimi anni i ristoranti, i pub i ristobar e via dicendo sono cresciuti a dismisura (anche se tantissimi hanno anche dovuto chiudere). In una offerta tanto ampia è difficile muoversi, ci si basa spesso sul sentito dire, sul passaparola fondamentale per una attività di ristorazione, ma è anche vero che, se non si hanno informazioni, e non si adora basarsi sulle recensioni on-line, scegliere è difficile.

Ci sono però delle regole per cui scegliere un ristorante è molto semplice anche solo leggendo il menù esposto fuori dal locale. Un ispettore di ristoranti britannico ha creato il suo modo di depennare ristoranti ancora prima di varcare la soglia ed evitare lavoro di troppo, e lo ha reso pubblico in modo che tutti possano in qualche modo regolarsi nella scelta.

1- Guardare oltre la stagionalità

Ormai non è detto che cibo di stagione significhi qualità, molti ristoranti sono in grado di servire ottimi piatti utilizzando materie prime fuori stagione.

2- Design del menu e linguaggio pomposo

Il menù indice di qualità

Un linguaggio pomposo non è indice di ricercatezza

Menu pomposi con caratteri particolarmente ricercati, loghi e via dicendo rivelano una scarsa tendenza al cambiamento, mentre, caratteri troppo semplice su un A5 sono segnale di dilettantismo e pigrizia.

Anche il linguaggio utilizzato può essere un modo per nascondere la reale scarsa qualità: utilizzare descrizioni lunghe e solenni non è necessariamente indice di classe. Piatto “su letto di”…”avvolto in”…esprime concetti ben più semplici, quindi la valanga di aggettivi non è sinonimo di piatto ricercato e unico.

3- Troppa scelta

Spesso siamo portati a scegliere ristoranti dove ci è possibile scegliere tra una infinità di cose da mangiare. Il problema è che tendiamo a non ragionare su un concetto semplice: meno cose una cucina deve preparare, più potrà concentrarsi sulla ottima qualità dei pochi piatti che va a comporre.
Un menù compatto con una scelta di un massimo di 20 portate diverse può essere indice di maggiore cura nella preparazione.

Come si può pretendere che una cucina possa dare il massimo nella creazione di involtini primavera, pasta alla bolognese, Curry e costolette BBQ? Solo se si sfornano dei piatti già pronti!

4- Reperimento di materie prime

Forse è un concetto complesso, ma non del tutto. Se un ristorante basa i suoi piatti principalmente su petto di pollo, bistecche di salmone, cosci d’agnello, per esempio, utilizza materie prime facilmente reperibili tutto l’anno in grandi quantità.

Un menù che invece si basa su cibi selvatici e non d’allevamento rileva una maggiore ricercatezza e anche maggiore cura nella formazione del menù…e anche dei piatti.

5- Il controllo finale

Per quante persone deve servire la cucina? Anche un menù raffinato e ricercato può essere un disastro per 200 persone e ottimo per 50. Tutto ciò deve essere abbinato ad un prezzo adeguato, alle portate servite. Se il ristorante risponde a tutte o alla maggior parte di queste caratteristiche è il caso di decidersi ad entrare.