ChairLess: design ridotto ai minimi termini
Il design del cileno Alejandro Aravena: una cinghia che permette di sedersi in qualsiasi luogo
Di sicuro la mia insegnante di Ayengar Yoga (lo yoga che utilizza attrezzi e supporti) storcerebbe il naso, dicendo che per una seduta salutare come minimo l’ultima delle lombari dovrebbe fare quello e la base dell’alluce quell’altro. Fatto sta che il mio primo pensiero nel vedere questa… sedia? …poltrona? …corda? no, chiamiamola semplicemente con il suo nome: Chairless, è andato proprio lì, alle asana di rilassamento con la cintura.
Che l’idea per questo design ridotto ai minimi termini di Alejandro Aravena provenga tra un’antica saggezza lo ammette lui stesso sul suo sito, in cui dichiara che la sua idea di sedia era quella classica, che tutti abbiamo, fino a quando non ha visto un indio Ayoreo seduto tenendo una corda tesa tra i fianchi e le ginocchia (o come direbbe la mia insegnante di yoga, tra le lombari e la testa delle tibie…). Le sue considerazioni rispetto all’oggetto:
Perché dobbiamo sederci? Si chiede Aravena. Perché siamo stanchi. E cosa significa essere stanchi? Che il nostro corpo, sottoposto costantemente alla forza di gravità, ha bisogno di rilassarsi periodicamente. Il fatto è che, più che le gambe, è la nostra schiena che ha bisogno di rilassarsi (ce lo dimostra il fatto che, anche se possiamo camminare a lungo, non riusciamo a stare fermi in piedi altrettanto), per questo troviamo comode le sedie e le poltrone con lo schienale lievemente inclinato, che introducono una componente di forza orizzontale e permettono alla schiena di trovare riposo. Da queste riflessioni nasce Chairless, che fa leva sulle gambe introducendo una componente orizzontale nella posizione della schiena che le permette di rilassarsi senza assumere posizioni scorrette.
Un design che, una volta tanto, non è semplicemente “economico”. Abbiamo bisogno sì di oggetti accessibili, ma che non siano usa e getta. La Chairless di Alejandro Aravena è solo un esempio: ben venga il design radicale, la cui economia non è basata sulla riduzione della qualità e il taglio dei costi, ma su una definizione ben precisa di ciò che è necessario, senza rinunciare all’estetica.