Condizionatori d’aria: istruzioni per l’uso per non congelare

Sia in casa sia in ufficio andiamoci piano!

Uno dei lati positivi dell’estate è che siamo felici di andare al lavoro. Sì, avete capito bene. Anche se tutti sono al mare, noi siamo felici di essere rimasti in città e di andare ogni mattina in ufficio: solo perché c’è l’aria condizionata e l’afa svanisce almeno per 8 ore al giorno. Se poi siamo ancora più fortunati, l’abbiamo fatta installare anche in casa, così da poter dormire sonni tranquilli. Quando il caldo arriva, il telecomando dell’aria condizionata diventa il nostro migliore amico: ma occhio a non esagerare, non vorrete ritrovarvi con i pinguini in casa!

L’aria condizionata in casa e in ufficio è una grande benedizione, anche se spesso è motivo di liti in famiglia o tra colleghi, perché c’è chi la vorrebbe più alta e chi la vorrebbe più bassa. C’è anche chi non ha ancora capito che quando è accesa bisognerebbe tenere le finestre chiuse: in questo caso, fatele sigillare per bene, così capirà.

Secondo gli studi scientifici di alcune importanti università, l’uso corretto dei condizionatori riduce i rischi di salute derivanti dal caldo che colpiscono le fasce più deboli della popolazione, come bambini, anziani, soggetti malati. Già, però bisogna saperla usare bene e non in maniera sconsiderata, perché altrimenti ci si ammala. E non è bello essere malati in estate.

I condizionatori, usati in modo sbagliato, possono aumentare il rischio di raffreddori e mal di gola estivi, mal di testa, irritazioni della pelle, allergie, congiuntiviti. Meglio non esagerare con le temperature, per non fare un’escursione termica tra fuori e dentro che nemmeno nel deserto si sognano.

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Noi come possiamo sopravvivere se non abbiamo il controllo del telecomando? Sciarpina e felpina devono essere sempre a portata di mano, così come una buona scorta di zenzero e di pappa reale, che aiutano le difese immunitarie a rinforzarsi.

E a casa, non esagerate: va bene rinfrescarla un po’, ma di notte andiamoci pieno, è il momento più delicato, nel quale, pur di dormire, scendiamo a patti con il freddo glaciale.