Enzo Mari il genio ribelle della creazione
Piccolo racconto della vita di un "NON" designer
Enzo Mari è nato a Cerano nel 1932 ed è un magnifico designer italiano. Le sue opere sono esposte nei principali musei del mondo e ha ricevuto 5 Compassi d’Oro, di cui l’ultimo nel 2011, alla carriera.
Mari ha frequentato l’Accademia di Brera formandosi in letteratura e arte e approfondendo i temi di psicologia di percezione visuale. Finiti gli studi, si è dedicato al nascente mondo del disegno industriale, applicando alla sua produzione i temi della percezione e dell’aspetto sociale del design.
Ha lavorato sull’aspetto funzionale di ogni oggetto perché è imprescindibile dalle qualità estetiche, così com’è fondamentale l’efficienza delle scelte progettuali in campo di materiali e lavorazioni. Non esiste poesia senza metodo.
Super critico verso ciò che è diventato il design, Mari attribuisce al marketing la colpa di aver trasformato il designer da filosofo creativo a semplice interprete di tendenze. Ecco perché nel 1999 sostiene che è necessario ritornare alla “tensione utopizzante delle origini del design“ e invoca un nuovo giuramento di Ippocrate per cui “l’etica è l’obiettivo di ogni progetto“. Ancora oggi insiste sul concetto della perdita dell’essenza del design a causa dell’abuso della parola “creatività”:
“Non esiste oggi parola più oscena e più malsana della parola creatività. Si produce il nulla, la merda, con la parola creatività.”
Mari è oltre l’essere designer, è la coscienza di tutti noi, è la coscienza dei designer, ha detto il “collega” Alessio Mendini. In questo senso Mari NON E’ un designer e non vuole esserlo.
La serie della Natura nasce dalla ricerca di trasformare un’immagine in un simbolo attraverso una riduzione programmata che tende all’eliminazione del superfluo a favore del significato.
Mari cerca l’archetipo della forma, disegna una sorta di “super-icona”: la Mela non è una mela, ma La Mela e “la sua forma è perfetta perché non ha alternative, è quella e basta”.
L’enorme sensibilità di quest’uomo, che è rimasto due giorni in contemplazione della Cappella Sistina, l’ha portato a lavorare tantissimo per i bambini e nel 1960 per gli auguri di Natale, inventa forse una delle sue più poetiche creazioni: un puzzle e insieme un gioco di costruzioni.
I 16 Animali sono la “folle idea” di Mari (lui stesso la definisce così). Realizzati in legno pregiato e racchiusi in una scatola raffinata, sono da considerare come una piccola scultura d’arte dalle possibilità di gioco molteplici. Gli animali, il cui spessore determina uno stabile equilibrio, possono essere usati in progressive relazioni di gioco. L’ampiezza di interpretazioni consente al bambino di sviluppare la sua capacità creativa nel definire le regole comportamentali al di là delle imposizione didattiche repressive.
Progettato per Danese, viene prodotto in edizione limitata di 300 pezzi all’anno. L’unico neo è il prezzo: 362€.
Molto prima del movimento Ikea, nel 1974, Enzo Mari, ha pubblicato il “Manuale di Autoprogettazione”, un libro che insegna a costruire da soli i mobili da lui disegnati.
All’epoca il manuale fu molto criticato dalla comunità di genere, con l’assunto che il design dovrebbe semplificare la vita delle persone, non complicarla. Al contrario, Mari ha spinto la visione idealista e salvifica del suo lavoro mostrando come costruire una sedia o uno scaffale migliora la vita delle persone perché trasmette conoscenza e manualità.
“Non potrò diventare Michelangelo, mi accontenterò di disegnare i fiammiferi“.
Un’altra affermazione umile e geniale di quel giovanissimo anziano, demiurgo, falegname e filosofo che è Enzo Mari.