New Born Fame: ora anche i neonati possono pubblicare i selfie

La provocazione della designer Laura Cornet solleva la questione di chi ha il diritto di pubblicare online fotografie e informazioni sui bambini

Questa generazione di neonati, a pensarci, è la prima a essere cresciuta da genitori che “stanno su Facebook”. Accade così che la gran parte dei bambini, almeno nei paesi occidentali, è visibile online nel primo anno di vita e la cosa straniante è che per quasi nessuno, genitori in primis, questo è un problema, essendo i propri figli al centro della loro vita e quindi, per molti, il principale contenuto da condividere con la cerchia di “amici”.

Chi come me sta per diventare mamma il problema se lo pone: da un lato so già che vorrò tantissimo far vedere le guanciotte dei miei pupotti agli amici lontani via social, ma credo che al di là di qualche immagine scattata di sbieco opterò per la (loro) riservatezza. Se anche a voi è capitato, almeno qualche volta, di provare un brivido, un fastidio, un senso di disagio a veder pubblicata su qualche social la foto di un bambino non potrete che apprezzare il progetto di Laura Cornet, “New Born Fame”, che questo disagio amplifica mettendo il bebè nelle condizioni di pubblicare da solo, in modo del tutto inconsapevole, proprio come accade quando il genitore pubblica per lei/lui senza chiedere il suo consenso.

Si tratta di un set da gioco i cui elementi catturano informazioni visive o dati che sono pubblicati automaticamente su una pagina Facebook, aggiornando i suoi followers: in una giostrina con i loghi dei maggiori social è incorporata una macchina fotografica che scatta foto al pupo, premendo la faccia da clown da appendere al lettino si pubblica la posizione GPS e girando la palla-naso si pubblicano altre foto, infine la scarpine indossate dal bebè monitorano i suoi movimenti condividendo, neanche a dirlo, i dati.

Non credo occorra specificare che il progetto della designer non è un gioco vero (perché, lo volevate?!) ma una provocazione per farci riflettere…

Quando la condivisione di questi dati è accettabile e quando si superano i limiti? Ma soprattutto, chi deve deciderlo?