L'arte della sabbia: per non annoiarsi al mare
Diceva Picasso: “Ogni bambino è un artista. Il problema è poi come rimanere un artista quando si cresce.”
In spiaggia c’è gioco e gioco. Per esempio ci sono le racchette. E parliamone: non si capisce come mai, tra le tante cose che vietano i lidi nostrani per il bene comune dei bagnanti, non ci sia anche questo gioco da spiaggia. Quel toc-tac costante, alternato solo alle imprecazioni, quando non alle urla, dei “giocatori” è quanto di più fastidioso possa capitare a chi è riuscito nell’impresa di posizionarsi in prima fila nel carnaio delle spiagge agostane. Di gran lunga preferibili i libri (da leggere, non da lanciare) – ok ok, non è un gioco –, le piste per le biglie di cui Chiara finge di non sapere in un triste spot televisivo (Chiara, ma come ti sei ridotta?), gli aquiloni (anche se tendono a mandare i bambini un po’ troppo in fibrillazione, va detto), il disegno sulla sabbia e il gran classico: i castelli di sabbia. Silenziosi, educativi, creativi. Ecologici. Ed effimeri, quanto può esserlo l’intuizione.
L’arte della sabbia, o sand art, non è proprio un gioco, anche se sono pronta a scommettere che la soddisfazione che dà, l’eccitazione che provoca nell’autore non è molto dissimile da quella del bambino soddisfatto della propria “opera”.
Calvin Seibert costruisce sculture geometriche di sabbia di una perfezione inaudita. Secondo lui costruire castelli di sabbia è una sfida contro la natura e contro il tempo. È pazzesca la precisione delle sue “creature”!
Tony Plant, invece, armato solo di un rastrello arrugginito, disegna forme fantastiche sulle spiagge sabbiose di tutto il mondo da vent’anni. Anche qui, il tempismo è tutto: dopo poche ore il disegno sarà lavato via dalla marea.
Quindi quest’estate, al mare, via libera ai giochi di sabbia per il vostri bambini e, perché no, anche per voi. D’altronde, come diceva Pablo Picasso, “Ogni bambino è un artista. Il problema è poi come rimanere un artista quando si cresce.”