Facebook: Cassazione dice che è diffamazione parlare male di qualcuno anche senza fare i nomi

Non servono nome e cognome purché il soggetto sia individuabile da almeno due persone. Attenzione agli sfoghi in bacheca

Foto https://dangerousminds.net/
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Andiamoci piano con le parole. Ma anche con le foto, gli hashtag e gli insulti, seppur senza destinatario, sulla bacheca di Facebook altrimenti è diffamazione. Una sentenza della Cassazione ha annullato l’assoluzione di un maresciallo della Guardia di Finanza di San Miniato (Pisa), reo di aver pubblicato sul proprio profilo Facebook espressioni diffamatorie nei confronti del collega che lo aveva sostituito in un incarico, senza nominarlo di fatto ma le circostanze rendevano possibile l’identificazione. Se d’istinto siete andati a controllare il vostro profilo Facebook (tana per me!) vuol dire che la sentenza della Cassazione vi ha colto nel vivo. Quante volte abbiamo usato quello schermo blu come valvola di sfogo, come un amico silente che ascolta – apparentemente – senza giudicare, con cui sfogarsi di un torto subito, un’ingiustizia, una giornata storta, uno stato d’animo non proprio nobile? Non è solo per la sentenza che stabilisce il reato di diffamazione che dobbiamo “controllarci” ma c’è da riflettere su come spesso usiamo i social network (Facebook in particolare) perché ormai sono talmente integrati nelle nostre vite da lasciarsi prendere la mano, con la sicurezza e poca cautela che si ha verso le cose conosciute.
Prima che il dito sia più veloce del cervello ecco tre consigli user generated (cioè basati sulla mia esperienza) per non cadere nella tentazione del social network-amico:

1. Quello che scrivi lascia una traccia indelebile. Lo puoi cancellare ma come un sasso lanciato in uno stagno le onde che genera ci saranno indipendentemente da te che recuperi il sasso.

2. Gli amici virtuali non sono amici reali. L’amico offline costa molto più impegno e sacrificio che un post rabbioso con tanti like e commenti ma il suo ascolto e soprattutto, il suo commento, sono molto più preziosi.

3. Un insegnamento avuto dalla giornalista Marina Petrillo in una lezione sull’uso di Twitter, ma penso che il senso sia applicabile anche a Facebook ed altri social network “testuali”: prima di pubblicare qualcosa pensate di stare in un autobus affollato e di urlarlo a piena voce. Fa lo stesso effetto di prima?

Voi siete facili allo sfogo sui social network? Avete consigli da condividere?