A volte sono i nostri amici a rendere la nostra vita più triste
Ecco come riconoscere le cattive amicizie.
Ci sono amici che rendono ogni nostro giorno migliore, che sono il sole della nostra vita e grazie ai quali possiamo sempre vivere con il sorriso sulle labbra. E poi ci sono quelle amicizie che possono essere decisamente negative per la nostra esistenza: tutti gli stati d’animo tra persone che vivono a stretto contatto possono diventare contagiosi. Siamo felici quando un amico è felici. Siamo tristi quando un amico è triste. Ma cosa succede se la persona che abbiamo accanto è una persona negativa? E’ semplice, anche noi lo diventiamo!
Un recente studio condotto dall’Università di Warwick nel Regno Unito e pubblicato sulla rivista Royal Society Open Science ha voluto indagare proprio sulla salute psichica di un ampio gruppo di adolescenti americani: lo studio conferma altre evidenze già ipotizzate, ovvero che gli stati d’animo si possono diffondere da una persona all’altra, come se fosse un contagio sociale.
I ricercatori hanno considerato i dati di un gruppo di adolescenti, cercando di capire il loro stato d’animo in correlazione con l’umore dei loro amici: è uno studio statistico, da cui emerge che la probabilità di avere una giornata in cui siamo di cattivo umore cresce all’aumentare del numero di amici che stanno affrontando negativamente quella stessa giornata o quel periodo.
Attenzione, però, perché non solo l’umore negativo è contagioso, ma lo è anche quello positivo: quindi più ci circondiamo di persone positive, più lo sarà anche la nostra vita. Al contrario, più ci circondiamo di negatività, più di cattivo umore saremo.
Lo studio ha scoperto che non solo gli stati d’animo, ma anche le emozioni e le sensazioni sono più o meno forti a seconda di quello che prova la nostra cerchia di amici: se ci sentiamo incapaci o impotenti, anche i nostri amici lo percepiranno e potrebbero provare lo stesso.
Dati interessanti, soprattutto quando viene segnalato che i sentimenti di gioia sono più potenti di quelli legati alla tristezza: buono a sapersi, no?