Giuseppina Carmela Socci, il racconto di una sopravvissuta

Giuseppina Carmela Socci, il racconto di una sopravvissutola al male del secolo; ecco come ha affrontato questa guerriera la sua battaglia

Giuseppina Carmela Socci, il racconto di una sopravvissuta al male del secolo. Pina, come viene chiamata da tutti, ha voluto condividere con tutti la sua esperienza e noi abbiamo deciso di farvi leggere le sue parole. La sua testimonianza è forte e, nello stesso tempo, commovente e coinvolgente: “Contro il cancro la forza nei miei 40 figli”.

Inizia così il suo racconto:

Giuseppina-Carmela-Socci

Sono Pina e sono una tosta.

Ho incontrato il cancro a 48 anni e, da allora, sono passati 7 anni. Ho scoperto di avere il cancro all’improvviso dopo un dolore al braccio. Per fortuna, ho incontrato una dottoressa che si chiama Caterina Valerii che, una mattina di settembre del 2012, decise di farmi una biopsia.

Ricordo esattamente le sensazioni provate alla comunicazione di quanto c’era da fare e l’umanità di chi c’era dall’altra parte della scrivania. Lo smarrimento misto all’incredulità ha accompagnato quell’incontro. Credevo che la mia vita finisse lì.

A casa lacrimoni amari misti a rabbia e paura accompagnavano le mie giornate in attesa del percorso terapeutico indicato da chi mi aveva in cura. Una mattina dopo giorni passati a credermi già morta, all’improvviso, mi sono detta: “Pina vai fino in fondo a questa storia. Se ci credi – e tu ci credi – devi andare fino in fondo”.

Un cancro di ben 5 cm era in me. Si è optato per un intervento innovativo: la ricostruzione con muscolo dorsale. A ottobre ho fatto l’intervento che è durato circa dieci ore. Da lì ho iniziato un calvario fatto di siringhe…. infezioni…. linfedema… sieroma… praticamente ho vissuto tutte le complicazioni.

Ho iniziato subito la terapia ormonale che faccio tutt’ora. Ho fatto fisioterapia attiva e passiva per ridare un po’ di funzionalità al mio braccio destro maciullato dalla dissezione ascellare. Ho preso più di 11 cicli di antibiotico e mi hanno siringato la schiena una quarantina di volte. Operata ad ottobre, ho iniziato a star un po’ meglio ad aprile dell’anno dopo.

Mi definisco tosta perché ho deciso di reagire a modo mio: ho creato un gruppo Facebook che all’oggi conta circa 4400 iscritte che si chiama Le toste rinascita dopo cancro al seno. Insieme a me sul gruppo c’è Maria Vitale. Ho sentito la necessità di creare un luogo dove sentirsi a casa e ci sono riuscita. Il gruppo è un gruppo di auto aiuto. È la mia grande famiglia. La nostra parola d’ordine è Muro. Ci facciamo compagnia e ci supportiamo con amore e semplicità. Credo che il potersi raccontare sia di vitale importanza in modo particolare con chi vive ciò che vivi tu.

L’altra cosa che credo mi possa definire una tosta è la mia esperienza di vita personale e familiare. Ho sulle spalle una quarantina di figli. Detta così sembra una barzelletta invece ho esperienza di affido da oltre 20 anni. I minori accolti sono stati più di quaranta nel corso degli anni. Sono parte integrante di una associazione di famiglie che si chiama Associazione Fraternità con sede in Monte Cremasco (CR) ma con famiglie presenti su tutto il territorio lombardo e nazionale.

giornale

Abito a Osio Sotto e la mia casa si chiama comunità alloggio di tipo familiare. Attualmente ci sono una mamma con due gemelli di 3 anni, un’altra mamma con un bimbo di un anno e mezzo e una bimba di 6 mesi. C’è anche una bimbetta di 4 anni in attesa di adozione.

Alcuni mi hanno chiamata mamma…. Altri mi chiamano nonna…. Altri mi chiamano Pina. L’affido è una forma diversa di maternità perché cresci figli che non hai generato tu. La finalità dell’affido è il rientro in famiglia. Con i ragazzi accolti e le loro famiglie ci vuole amore e comprensione. A volte, i minori arrivano da deprivazioni e violenze di tutti i tipi. Alcuni ce la fanno a dimenticare, aiutati sempre dalle figure specifiche dell’età evolutiva. Sono sempre seguiti dai servizi sociali e dai giudici dei vari tribunali. Ma la cosa che li aiuta di più è l’amore e il vivere sereni.

Ho dato tanto ai miei numerosi figli ma ho ricevuto tantissimo a mia volta. I ragazzi mi hanno insegnato a credere che la vita merita di essere vissuta sempre e nonostante le difficoltà che a volte diventano vera violenza. Cito una situazione senza fare nomi a tutela di chi l’ha vissuta.

Un’adolescente che ha vissuto con me un paio d’anni e mi ha fatto vedere i “sorci verdi” se n’è andata uscendo dalla nostra casa sbattendo la porta e senza dare sue notizie per anni. All’improvviso una mattina mi arriva un SMS sul telefono:

“Ciao sono……. Volevo chiederti scusa per tutti i miei sbagli. Il periodo più bello l’ho vissuto con voi…. Sono incinta e ho deciso di tenere il bambino pensando a te e Giancarlo….”

Ho pianto quel giorno pensando che il bene viene sempre fuori. Che si piantano semi e che magari non si vedranno i frutti ma ci sono sempre… I ragazzi sono stati il mio sostegno e la mia speranza anche mentre vivevo il cancro. Sono il mio sostegno…. La mia forza…. La mia vita.

girasole-cielo-blu

A chi incontra il cancro mi sento di dire che la forza per affrontarlo è insita in noi. Che dobbiamo affidarci alla medicina tradizionale e alla ricerca. Che ogni cancro è un caso a sé. Dico che si diventa toste mentre si attende un esame… Un referto…. Che si incontrano gli angeli che ci curano. Che bisogna parlarne che non bisogna tenersi tutto dentro. Condividere e raccontarsi aiuta a vincere la battaglia e, in qualunque modo vada, si è sempre vincitori. I miei ragazzi mi hanno insegnato a trarre da tutte le esperienze il positivo.

Mi chiamo Pina, sono una tosta e amo i girasoli.