Non dite preservativo! Il monito della RAI alle proprie redazioni

Una email interna avrebbe imposto a conduttori e redazioni di TV e radio di stato di non parlare di preservativi

Ieri è stata la giornata mondiale per la lotta contro l’AIDS.
Nell’editoriale di ieri ho lungamente parlato di quanto fosse importante la prevenzione di questa malattia che ancora uccide molte persone in tutto il mondo.

Un aspetto importante che ho cercato di sottolineare si riferiva alla diffusione e alla comunicazione tramite tutti i mass media.
Poi, questa mattina, leggendo i quotidiani online, la notizia: la RAI avrebbe impedito ai propri conduttori di radio e TV di utilizzare la parola preservativo.

Ma facciamo un passo indietro.
Pare che mercoledì scorso sia circolata una email interna con questo testo:
“Carissimi, segnalo che nelle ultime ore il ministero ha ribadito che in nessun intervento deve essere nominato esplicitamente il profilattico; bisogna limitarsi al concetto generico di prevenzione nei comportamenti sessuali e alla necessità di sottoporsi al test HIV in caso di potenziale rischio. Se potete, sottolineate questo concetto”.

Tale missiva sarebbe partita da tale Laura De Pasquale, funzionaria della tv di Stato in rapida ascesa, nonché fidanzata del “cameraman privato” del Cavaliere.
L’ufficio stampa della Rai ha però precisato: “Non ci risulta che siano partite mail con queste indicazioni”.

La polemica nasce spontanea

Ma sia nel comunicato ufficiale che pubblicizzava la giornata mondiale dell’Aids, che nella conferenza stampa di presentazione dell’iniziativa, non sono mai state pronunciate le parole profilattico o preservativo. Un silenzio che è sembrato sospetto alla presidente del network italiano delle persone sieropositive, Rosaria Iardino, che infatti lo ha denunciato. Uscendo dall’incontro che il ministero aveva organizzato con la stampa alla vigilia della giornata mondiale contro l’Aids, Iardino non ha usato mezzi termini: “Sono davvero arrabbiata perché non cambia mai niente. Si è parlato di tutto tranne che dell’unica cosa veramente importante: il profilattico. È una semplice parolina che nessuno ha mai il coraggio di dire”. E ora, dopo l’email in cui si dettava la linea del dicastero della Salute, si rafforzano i sospetti delle associazioni gay, convinte che la proibizione dell’uso della parola profilattico sia stata influenzata dalla posizione della Chiesa sull’argomento. Sembra passato un decennio dalla campagna che in analoga occasione venne promossa da Livia Turco, ministro della Sanità del governo Prodi.
Adesso la situazione è molto diversa. Lo teme Rosaria Iardino. E lo temono anche i movimenti omosessuali che ieri, davanti a Montecitorio hanno esposto un condom di quattro metri. L’iniziativa è stata sponsorizzata oltre che dal network delle persone sieropositive, dall’Arcigay e da Aurelio Mancuso, presidente di Equality Italia, che ha riassunto con queste parole il senso della kermesse: “Vogliamo dire al governo Monti che per risparmiare sui costi della sanità deve investire nella prevenzione”.

Fortunatamente non esiste solo la RAI

Ieri infatti moltissime trasmissioni radiofoniche e televisive hanno trattato l’argomento senza troppi sofismi e giri di parole.
Sul web, mezzo democratico e libero per antonomasia, eco enorme in tutti i social e in tanti siti e blog.
Tu cosa ne pensi? Colpa della chiesa? Del nuovo governo?
Dì pure la tua.