Mondiali 2014, come affrontarli quando siamo mamme?
Dimmi quanti anni ha tuo figlio e ti dirò chi sei (in quei 90 minuti)
(sottofondo musicale: Kings Of Leon – Radioactive)
Ancora ricordo i riccioli che mi nascondevano dallo sguardo di mia madre;
erano ricci profumati e mori, anzi non lo so neanche se erano mossi o lisci quei capelli, erano appena lavati e cadevano sulle mie spalle anche se non erano i miei. Erano di una ragazza, un’amica di mia madre, era estate e il parquet del mio salotto profumava di Pronto per pavimenti.
C’era tantissima luce, i divani erano stati messi a ferro di cavallo e tutti quanti erano seduti per terra.
Tutti guardavano la televisione, tutti mangiavano ridevano e scherzavano. Tutti sapevano di cosa si stava parlando. Era l’estate del 1990 e in Italia si giocavano i mondiali.
Ora, non so perché, ma oltre alla ridicola condivisione che questo strano sport ci lega ogni quattro anni, mi sono sempre divertita sin da bambina a vedere come grazie al calcio le donne, assumono mutazioni quasi genetiche quando si guarda una partita;
c’è chi da principessa diventa scaricatore di porto, chi da intellettuale, ad un goal reagisce con l’emissione di un urlo così lungo e così potente che tutti rimangono increduli di fronte a cotanto entusiasmo.
La cosa più divertente, che mi è capitata di osservare in particolare nella mia fase più adolescenziale, sono le mamme. Ora questi individui sanno perfettamente che la loro casa diventerà un porto di mare, la coca-cola macchierà i divani, cicche di sigarette porteranno odori ambigui sulle loro tende e le briciole delle patatine verranno ritrovate perfino in bagno… ma loro lo fanno più o meno contente, lo fanno perché una mamma lo fa. O almeno lo faceva.
Ora credo ci sia bisogno di distinguersi, di stabilire quasi una griglia all’interno della quale gestire l’essere mamma e moglie durante i mondiali, la chiamerei la “mummygrigliamondial”, a seconda dell’età del bambino la propria funzione materna deve subire delle variazioni.
Altrimenti sono cavoli.
Cioè, io non ho alcuna voglia di avere le briciole delle patatine anche nel bidet, credo sia sacrosanto.
Oddio forse è un po’ esagerato, ma oggi ho sentito mia madre che stava uscendo per andare a fare “la spesa mondiale” e mi sono sentita male per lei.
E quindi oggi mi sento tipo la sindacalista delle mamme che da ora in poi si devono sorbire quelle scimmie dei figli tutti i giorni che sbracciano mentre guardano dei miliardari tirare calci alla palla.
No, non ci sto.
Gruppo figli n. 1: fascia di età 0-3 anni.
In questa fase i figli non c’entrano proprio nulla, sono i padri ad dover essere gestiti. Prima cosa: se da poco avete partorito e vostro marito vi dice “amore, invitiamo qui gli amici, così io posso stare con te” voi rispondete senza alcuna esitazione con un bellissimo SCORDATELO. VAI BEVI FUMA URLA, MA TUTTO FUORI DA QUI. Altrimenti casa tua, da dolce e accogliente nido per tuo figlio, diventerà il peggiore pub londinese della storia.
Non fatevi abbindolare, perché poi quando chiederete al padre di tenervi un secondo il bambino perché voi dovete andarvi a cambiare, c’è anche il rischio che venga catapultato di fuori al primo goal decisivo. Quindi occhio.
Gruppo figli n. 2: fascia d’età 3-10 anni.
Forse di mondiali in questa fascia ve ne beccate due. Allora qui già si può ragionare, ovvio è che se madre natura vi ha regalato un maschio le cose sono 2: o boicottate da subito il calcio o, se non volete il classico magro sfigato nerd, dovrete occuparvi di stabilire un contatto diretto con i suoi amici, così diretto che non ci sarà neanche bisogno di sgridarli se cominceranno a mettere le loro sudice scarpe sul vostro nuovo divano pagato a ratemaquantoèbello; un’occhiata e quei bambini vivranno la partita col giusto terrore. La questione cambia se la fortuna vi ha baciato e, come me, avete procreato una femmina: lì, dopo i primi entusiasmi collettivi, le mettete uno smalto in mano, due gonne che fanno la ruota e non si ricorderà neanche che il campo da calcio è verde. Addio casa invasa da gnomi.
Gruppo figli n. 3: fascia d’età 10-20
Ecco. Qui sono cacchi. Non puoi scappare, qui tocca fare la madre quella che deve stare a casa perché è giusto accogliere tutti gli amici, anche le ragazzine che per guardare una partita a casa si mettono la minigonna, anche i ragazzi che sul mento sembrano sporchi in realtà stanno tentando in tutti i modi di farsi crescere una inesistente barba, insomma, è il turno di accogliere nella propria dimora l’adolescente medio. Che schifo.
E mentre vostro marito – se ancora abita con voi – comincia a fare il simpaticone con tutti, voi dovete farvi un culo tanto per creare un ambiente ragionevolmente confortevole per non essere disprezzate da vostro figlio, che oltretutto ormai è più alto di voi…
Il migliore attacco è la difesa, ed è vero perché in questa età un rigore decisivo è uno shot di limoncello, la fine del primo tempo un ottimo motivo per iniziare la tua prima esperienza sessuale senza alcuna protezione, una vittoria una sicura approvazione ad uscire senza casco in motorino per festeggiare.
Per cui, sarà dura, ma i nostri figli in questa fase dovranno essere controllati a vista, con vaghezza, il vostro spionaggio sarà nascosto dalla pasta fredda che servirete esattamente quando le dolci labbra della vostra principessa stanno per incontrare quelle di un viscido e tisico sedicenne.
È l’unica soluzione.
I mondiali sono alle porte; sarà un periodo faticosamente vissuto da me. Ma lo affronterò. E ne uscirò come sempre vincente.
In bocca al lupo mamme, ricordate: tutto è possibile, tutto è superabile, ma il pedalino bianco dell’amico di vostro marito in bella vista nel vostro salone no.
Mondiali sì, rispetto pure.
E che cavolo.