Maternità e ideologia: i motivi per cui proibisco a mia figlia di guardare Violetta

Una ragazzina con la parlantina pronta e la scarpa firmata, è davvero il modello che vogliamo per le nostre figlie?

Alzi la mano chi un almeno un giorno su sette non si sente insicura, sbagliata e a disagio.

Essere in bilico tra diversi ruoli, essere donne e non solo mamme, femminili ma pratiche, ex mogli e fidanzate, giovanili ma non anacronistiche è un miracolo che non faccia di noi delle borderline patentate.

Io, per esempio, sono in un momento di trasformazione del mio approccio alla realtà in cui sto cercando di essere meno ideologica ed intransigente e più calata nel reale.
Più o meno mi riesce su tutto.
Frequento posti che se dei selfie non testimoniassero il mio passaggio non crederei di aver frequentato, parlo con persone alle quali fino a pochi mesi fa avrei messo le mani al collo cercando addirittura di capire il perché della loro diversità, mi sforzo di credere che esista ancora gente che fa la spesa in coppia il sabato senza pensare che sia la tomba dell’amore.
Diciamo che sto migliorando.

C’è solo una cosa che non mi riesce di migliorare: il credere che la genitorialità sia una militanza.

Eh, lo so… che brutta parola…

Fa venire in mente le scivolate con Clark i giorni di pioggia e il cinema noioso.

Penso però che sia importante capire che le battaglie iniziano presto soprattutto quando i modelli da combattere sono radicati e diffusi anche tra un esercito di fruitori giovanissimi.

Io per esempio lotto contro Violetta.

E vi spiego perché.

Quello che mi fa più paura di questo fenomeno è la spinta propulsiva che dà alla crescita fornendo contenuti totalmente inadatti all’eta delle loro fruitrici

Una telenovela, seppur targata Disney, non è un cartone animato perché non crea quello scarto tra il mondo immaginario e quello reale che un bambino di sei anni dovrebbe ancora avere.

Crea, invece, una sovrapposizione e un fraintendimento tra le due cose proiettando i desideri e le ambizioni delle bambine in un mondo fatto di seduzione e ammiccamenti.

Non siamo forse noi mamme che, finché sono piccole, dobbiamo indirizzarle attraverso modelli di riferimento consoni a un’identificazione sana con il modello femminile?

Queste principesse, eroine dal punto vita inesistente, ragazzine con la parlantina pronta e la scarpa firmata, sono la causa dell’anticipazione degli scontri che avremo con le nostre figlie che si sentiranno donne troppo presto senza avere il tessuto emotivo per poterlo sostenere.

I modelli che imponiamo o che, per la fatica di imporne altri, acconsentiamo che abbiano, sono quelli che creeranno i loro immaginario femminile.
Molto spesso, per paura che le nostre bambine crescano isolate o che vengano guardate come aliene dalle amiche emancipate che sanno tutte le hit della loro beniamina, tendiamo a uniformarci a uno standard senza guardare il loro livello di crescita.

Questo non vuol dire che si debba rifiutare la cultura pop, si può essere genitori integrati e non apocalittici, non tutto il villaggio globale è male.
Bisogna solo stare attenti a scegliere.

Vi prego, leggete questo testo con attenzione:

Non so se faccio bene

non so se faccio male

non so se dirlo

non so se tacere

non so cos’è

questo sentimento che provo

oggi mi chiedo

se è amare è così

e intanto, qualcosa mi ha parlato di te

mentre qualcosa cresceva in me

ho trovato le risposte alla mia solitudine

ora so che vivere è sognare

Adesso so che il paradiso è sulla terra

ti amo, ti amo

tra le tue braccia non ho più paura

ti amo, ti amo

so dai tuoi occhi che ti manco

credo in te, credo in te

e quando ti avvicini

non so come comportarmi,

sembro una bambina

mi metto a tremare,

non so che mi succede

non so se è normale

se a tutte le ragazze

succede la stessa cosa

e intanto, qualcosa mi ha parlato di te

mentre qualcosa cresceva in me

ho trovato le risposte alla mia solitudine

ora so che vivere è sognare

Adesso so che il paradiso è sulla terra

ti amo, ti amo

tra le tue braccia non ho più paura

ti amo, ti amo

so dai tuoi occhi che ti manco

credo in te, credo in te

La cosa che mi fa più effetto è che introduce il concetto d’amore come dipendenza, come attesa di una risposta da parte di qualcuno che è quello che crea una donna subordinata a un modello maschilista.
Inoltre ti fa sentire anormale se non provi determinate sensazioni (a sei anni!) e soprattutto dice “mi sembro una bambina” come se fosse una cosa sbagliata, come se tutti dovessimo avere questa fretta di diventare grandi e sentirci donne.

Ma come si fa a crescere senza accettare di fare un passo dopo l’altro?

Perché ci scandalizziamo per le baby squillo dei Parioli e poi facciamo ascoltare alle nostre bambine testi come questo che le dovrebbero far vergognare di essere bambine?

Le cose non vanno meglio quando non parla d’amore:

Chi pone limiti al desiderio

quando si vuole trionfare?

Non importa niente,

quello che voglio è cantare e ballare

La differenza sta qui dentro

nel mio circuito mentale.

Sono una stella destinata a brillare.

Oh oh oh

Siamo al successo

Oh oh oh

Siamo magnetici

Oh oh oh

Siamo il massimo

Come sia, dove sia

Ci arriverò

Come se l’unico ideale fosse riuscire, e in cosa poi?
Nel suo circuito mentale? È una stella desinata a brillare, una macchina da soldi che istiga a diventare come lei.
Ma siamo sicuri che dobbiamo per forza insegnare ai nostri figli a essere i migliori?

Forse parlo così perché sono fortunata, perché mia figlia è un caso da studiare.

Le piacciono i cartoni animati da piccola (anche se se ne vergogna e questo mi fa pensare che ha capito tutto di questo mondo che la vuole far crescere a sua insaputa), non ha il fidanzato, nessun atteggiamento da ninfetta, odia le Winx (le fanno paura), ha uno zaino senza eroine di sorta (che abbiamo scelto insieme), e si vergogna di vestirsi da principessa per andare al supermercato.

Mia figlia è una bambina normale.
E sono sicura che tra le vostre ce ne sono tante come lei, come ci sono tante mamme come me che lottano ogni giorno per imporre ai propri figli un uso parsimonioso della cultura di massa e dei modelli alternativi di riferimento.

Abbiamo solo paura di sbagliare e di far crescere delle bambine aliene.

Quindi mamme antivioletta di tutto il mondo: uniamoci!