Metodo Estivill: cos’è. Funziona davvero per addormentare i bebè?

Ecco come far dormire i neonati con questo sistema, che prevede alcuni semplici passaggi da seguire.

Far addormentare un neonato non è semplice, i piccoli si svegliano costantemente la notte, piangono e spesso ciò è motivo di stress nei genitori, che trascorrono notti insonni. Ma esiste un metodo che pare funzioni per insegnare ai piccoli ad addormentarsi e dormire da soli – già nei primi mesi di vita – ovvero il metodo Estivill, ecco cos’è.

Di che cosa si tratta

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Il Metodo Estivill è spiegato dettagliatamente  nel libro, “Fate la nanna”, di Eduard Estivill,il medico che ha messo a punto questo sistema da cui molti genitori hanno preso ispirazione o hanno seguito alla lettera.

Tale metodo è considerato da genitori, pediatri ed esperti  molto rigido, per cui potrebbe non essere adatto ai neonati, come sistema educativo al sonno.

Tuttavia,secondo Estivill il sonno non è altro che un’abitudine e in quanto tale deve essere insegnata dai genitori con un sistema educativo finalizzato all’apprendimento di esso.

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In altre parole, l’abitudine ad addormentarsi e il sonno stesso dovrebbe essere appreso dal piccolo come una routine, in modo meccanico. Il metodo Estivill propone una serie di passaggi che i genitori devono seguire in tale ordine:

  • Stabilire una routine della nanna, per esempio un bagnetto rilassante, qualche coccola, cantare una ninna nanna;
  • Mettere il bambino nel suo lettino e uscire subitodalla stanza;
  • Quando il bimbo inizia a piangere, i genitori dovranno attendere una serie di minuti così come stabiliti da una tabella apposita, prima di rientrare;
  • Entrati nella cameretta, i genitori dovranno tranquillizzare il neonato, ma sempre nel suo lettino;
  • Questo andi e rivieni dovrà essere ripetuto fin quando il pargolo non si sarà addormentato.

Metodo Estivill: le controindicazioni

Il metodo Estivill è stato criticato da molti, poiché si tratta di un sistema troppo rigido da applicare sui neonati, che necessitano fisiologicamente del contatto fisico con i genitori.

Tale metodo può provocare confusione nei genitori e grande stress nei bambini e di questo se ne è reso conto anche lo stesso Estivill, che nel 2012 dichiarò che il metodo fosse valido sui bambini dai tre anni in su  – e solo in certi casi.

Il pianto è l’unico mezzo di comunicazione che ha il bambino ha nei suoi primi anni di vita, ed è così che esprime i suoi bisogni. Quando al pianto  non diamo una risposta, il bambino si sentirà abbandonato, con ripercussioni psichiche negative anche in età adulta.

Ogni bambino è diverso da un altro, ognuno ha il proprio carattere e personalità. Non può esistere, a nostro parere, un metodo standard per far addormentare i bambini e ogni genitore sa in cuor suo come comportarsi e cosa fare per il proprio figlio.