"Altri tempi": la questione delle case chiuse tra fiction e realtà
La riapertura delle case chiuse sì o no? Mentre la fiction Rai rimette la questione sul tavolo, in strada sono in corso delle reali campagne per abolire la legge Merlin
Il tema è più caldo che mai: prima il sindaco leghista di Mogliano Veneto, con lo slogan Salviamo i nostri marciapiedi, e poi Sveva Belviso, capogruppo Pdl in Campidoglio, si sono fatti promotori di una raccolta firme per riaprire le case chiuse.
L’obiettivo del referendum è abolire parzialmente la legge Merlin entrata in vigore nel ’58 con l’obiettivo di chiudere le case di tolleranza, tenendo invariate quelle norme che puniscono il reato di sfruttamento della prostituzione.
Quella che viene legittimata non è la prostituzione in sé, ma nel momento in cui il fenomeno esiste ed è dilagante, si pensa che la riapertura di case chiuse allevierebbe innanzitutto il problema del degrado e della prostituzione in strada (nonché dello stato di schiavitù di molte ragazze), reintrodurrebbe la norma del controllo sanitario sulle prostitute e regolamenterebbe la pratica sottoponendola a norme fiscali, come qualsiasi lavoro da libero professionista.
Mentre si discute di tutto ciò e si combatte per raggiungere la meta, la tv pubblica ha prodotto la fiction Altri tempi che, attraverso la storia di Maddalena, racconta proprio le case chiuse e come si arrivò alla loro abolizione.
La regia è di Marco Turco e la protagonista è interpretata Vittoria Puccini, la sfortunata Maddalena, che si ritrova costretta a prostituirsi a seguito di una serie di circostanze tragiche e dolorose.
Maddalena viene violentata e abbandonata e, per mantenere la figlia, frutto della violenza, inizia a prostituirsi. Con il passare del tempo diventerà tra le prostitute più richieste e arriverà anche a gestire un bordello.
Sarà poi l’incontro con la senatrice Lina Merlin a cambiare per sempre il corso della sua vita.
La miniserie, che andrà in onda il 13 e il 14 ottobre in prima serata su Rai Uno, è stata presentata in anteprima alla recente edizione del Roma Fiction Fest ed è stata ben accolto da pubblico e giuria: un racconto reale di uno spaccato d’Italia e di donne di “altri tempi”.
Da sempre ritengo che la prostituzione, quella che vediamo per le nostre strade, sia un crimine e una violenza alla luce del sole, che tutti tolleriamo e, troppo spesso, ignoriamo.
Sono assolutamente d’accordo con queste campagne per la riapertura delle case di tolleranza, è inaccettabile che un paese occidentale e civilizzato come il nostro debba ancora permettere lo sfruttamento della donna e non riconoscere al lavoro della prostituta (per chi scegliesse liberamente di farlo) gli stessi diritti e doveri di qualunque impiego di carattere autonomo.
E voi cosa ne pensate? Esiste una soluzione a questa piaga sociale?