Amy Winehouse raccontata dal padre nel libro "Amy, mia figlia"

A un anno dalla sua morte esce il libro che racconta i retroscena del vita della cantante

Un libro biografia scritto da suo padre: “Amy, mia figlia” viene pubblicato a un anno esatto dalla morte della cantante, trovata esanime nel suo appartamento nel luglio 2011 per cause non ancora molto chiare.

Amy Winehouse
Amy Winehouse

Mitch Winehouse colma così il vuoto lasciato dalla figlia: cercando di salvare la memoria di Amy raccontando come lei fosse in realtà tanto divertente quanto generosa, tanto dolce quanto fragile, come un mese prima di morire, quando gli ha chiesto: “Papà, secondo te sono bella?” sentendosi rispondere “Io penso che tu sia la ragazza più bella del mondo, ma stai chiedendo alla persona sbagliata. Io sono tuo padre!”
La vera droga di Amy, scrive nel libro, era Blake Fielder-Civil: dal giorno in cui l’ha conosciuto la vita della figlia si è rivolta verso il declino. Prima di incontrarla Blake faceva già un uso consistente di eroina, mentre Amy, tralasciando la cannabis, si era sempre opposta alle droghe. Lei cadde nel vortice, e come se non fosse già abbastanza poco dopo scoprì i tradimenti di lui con la sua ex ragazza: lì ci fu il crollo di Amy Winehouse.

La verità su Amy

Tutte le canzoni di Rehab parlano di Blake, e per questo suo padre non amerà mai quell’album. Quando nel 2007 si sposa con lui, la situazione peggiora drasticamente: alle droghe si aggiunge l’alcol. Ma quando Blake viene arrestato l’anno dopo per aggressione, Mitch ne aprofitta per cercare di salvare la figlia, mandandola più volte in riabilitazione. In una lettera aperta inviata al Daily Mail, Mitch Winehouse racconta come la figlia non facesse più uso di droghe proprio dal 2008, anche se le cadute nell’alcol avvenivano sporadicamente.
Tutti i proventi del libro saranno utilizzati dalla Amy Winehouse Foundation, fondata lo scorso anno da Mitch, che si occupa di aiutare i bimbi bisognosi di cure e assistenza. L’ultimo tentativo di salvare la memoria della figlia, che, più che della droga e dell’alcol, è stata vittima della sua fragilità.