#Bookpride: vi racconto la prima fiera dell’editoria indipendente

Dal 27 al 29 marzo gli editori indipendenti si sono riuniti per dare vita al primo grande evento di promozione della cultura non omologata. Noi c'eravamo!

 

Lo scorso fine settimana appena concluso, dal 27 al 29 marzo 2015, a Milano, presso la suggestive location dei Frigoriferi Milanesi , si è tenuta la prima fiera dell’editoria indipendente, il Bookpride.

Promossa da Odei – Osservatorio degli editori indipendenti con il supporto organizzativo e amministrativo della cooperativa Doc(k)s–Strategie di indipendenza culturale, il BookPride è il primo grande evento di promozione della cultura non omologata, reso possibile grazie a un sistema di autofinanziamento degli stessi editori che vi hanno partecipato, senza contributi né pubblici né privati e nella totale indipendenza da qualsiasi condizionamento.

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#Bookpride

 

Erano presenti in più di cento editori provenienti da quasi tutte le regioni d’Italia: ovviamente erano tassativamente esclusi i cinque maggiori gruppi editoriali italiani.

Il Bookpride è un trionfo di interessanti e trasversali proposte editoriali. sono rimasta fortemente colpita dalla quantità di realtà indipendenti esistenti e dei prodotti esposti: un trionfo di titoli, grafiche originali, stili linguistici e, in alcuni casi, anche di tipologie di carta inusuali.

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#Bookpride

 

L’niziativa è una vetrina degli editori indipendenti, ma anche un luogo d’incontro per tutti coloro che promuovono un concetto di cultura che si discosta dal concetto omologazione, motivo per cui il file rouge dell’intera rassegna è l’esaltazione della “differenza”.

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#Bookpride

 

A tal proposito abbiamo incontrato Laura Scarpa, famosa fumettista, autrice e rappresentante dell’Associazione Culturale ComicOut che ha presenziato al Bookpride e che nel corso delle fiera ha coordinato un incontro dal titolo Comic Difference: il peso dell’immagine (con Paolo Interdonato, Boris Battaglia, Claudio Calìa e Paolo Bacilieri): ecco cosa ci ha raccontato.

Laura Scarpa e il peso dell’immagine.

Ciao Laura tu qui rappresenti ComicOut, di cosa si tratta?

Siamo un’associazione culturale che si occupa della diffusione del fumetto e della cultura del fumetto. In questa fiera vediamo quanto ce ne sia ancora bisogno nonostante la graphic novel abbia un pO’ sdoganato su certi livelli.

Come associazione siamo impegnati su diversi fronti, oltre all’organizzazione di eventi, abbiamo una rivista scuola di fumetto storica legata da una parte alla nostra produzione di libri, fumetti e saggistica e dall’altra alla scuola online, scuola di fumetto, sceneggiatura e illustrazione che si segue proprio come una scuola reale, non come un tutorial, dove gli allievi interagiscono con i professori, molto concreta.

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Laura Scarpa presso lo stand ComicOut

In riferimento agli avvenimenti di Parigi, qual è secondo te oggi il peso sociale, politico e morale dell’immagine?

Non so se oggi sia poi così diverso dal passato: in realtà il fumetto nella storia, seppur a fasi alterne, ha sempre avuto un peso politico e sociale, a volte più evidente e più esplicito, ma anche in maniera più discreta.
Il fumetto avventuroso di Oesterheld era simbolico di un’insofferenza nei confronti del governo argentino, Oesterheld è un desaparecido.

A parte autori di satira che negli ultimi anni sono stati uccisi o censurati, anche i fumettisti meno evidentemente posizionati su un piano politico hanno sempre rappresentato la realtà.
Poi ci sono momenti più forti e momentI meno: nel dopoguerra Sciuscià era un giornale popolare letto dai bambini poveri che non avevano la televisione, non a caso aveva come eroe un Sciuscià.
Il fumetto corrisponde al momento sociale.
L’immagine ha un peso diverso dalla parola, si ha paura dell’immagine perché chiunque vede l’immagine, chiunque la legge senza che esplicitamente dica qualcosa.
E’ più immediata, ma anche più nascosta, il messaggio non è dichiarato, però i gesti di un personaggio a volte sono molto più espliciti.

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Conferenza “Comic difference: il peso del’immagine”

E’ possibile apporre dei limiti alla satira?

La satira non dovrebbe avere dei limiti, però è chiaro che sotto le dittature è stata censurata.
La satira non dovrebbe mai avere limiti perché altrimenti cessa il suo scopo e poi, come ha detto Gipi, la satira è contro il potere, contro chi è più su, non è mai verso il basso, è da sempre qualcosa di dirompente, che può infastidire.
Il valore del fumetto e dell’arte in generale è quello di provocare, può creare degli effetti di sgradevolezza, ma ti fa pensare.

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Conferenza “Comic difference: il peso del’immagine”

Grazie Laura.