Elisabetta Gregoraci racconta cos’è successo al figlio Nathan Falco, operato qualche settimana fa

Elisabetta Gregoraci ha raccontato cos'è successo al figlio Nathan Falco e di quanto è stata dura la vita dopo l'operazione. Ecco le sue parole

Qualche mese fa, Elisabetta Gregoraci, aveva fatto preoccupare i fan. La showgirl aveva dichiarato che suo figlio Nathan Falco, avuto dalla storia d’amore con Flavio Briatore, era stato operato. Oggi ha voluto raccontare cos’è successo al bambino e com’è stata la vista post chirurgia

Il 13 settembre la showgirl si trovava in ospedale, precisamente fuori dalla sala operatoria, lì tramite delle storie Instagram raccontava quale fosse il suo stato d’animo mentre Nathan Falco era in sala operatoria

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Oggi durante un’intervista al settimanale OK Salute, Elisabetta Gregoraci si sente pronta a raccontare cos’è successo a Nathan Leone e perché si è dovuto sottoporre ad un intervento delicato

“La tata mi ha telefonato per dirmi che mio figlio era caduto rovinosamente dal monopattino e che lo avrebbero trasportato in ospedale con l’ambulanza. In quel momento la mia vista si è offuscata, il cuore ha iniziato a battere all’impazzata, ho avvertito un tremolio alle gambe…

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Prima di riuscire a vederlo, lo staff medico di Monaco mi ha subito rassicurata e informata sulle sue condizioni di salute, dicendomi che il bambino si era ‘solo’ rotto un braccio. Ho tirato un sospiro di sollievo e mi sono immediatamente tranquillizzata.”

La disavventura però non termina qui, i problemi infatti si sono presentati anche dopo l’intervento. Mamma Elisabetta racconta di come sia stato difficile accudire il bimbo, e le problematiche che ha dovuto affrontare

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“Poiché dopo l’impatto col terreno le ossa si sono spostate dalla loro sede naturale, si è reso necessario un intervento chirurgico per riallinearle e stabilizzarle. Anche in questa occasione, mio figlio ha dimostrato di essere già un ometto: nonostante stesse andando in sala operatoria, ha stretto i denti e non ha pianto, anzi…

Fino a giugno inoltrato, infatti, mio figlio ha avuto bisogno di un supporto costante per ovviare al fatto che non potesse muovere e utilizzare l’arto superiore. Lo aiutavo non solo nella gestualità quotidiana, come lavarsi, vestirsi, pettinarsi, allacciarsi le stringhe delle sneakers, ma anche a scrivere sui quaderni e a svolgere i compiti a casa, visto che l’anno scolastico era tutt’altro che finito.

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Sono stati 60 giorni abbastanza impegnativi anche perché, come sapranno tanti genitori, obbligare un bambino di pochi anni al riposo assoluto non è mai un’impresa semplice.”