Intervista ad Alessandra Sarchi, autrice di "L'amore normale"
Il tradimento è parte dell'amore normale, quotidiano ed ordinario che tutti conoscono e non un incidente di percorso?
L’amore normale di Alessandra Sarchi, edito da Einaudi, racconta di una coppia sposata da anni, con una figlia maggiore adolescente ed una ancora bambina, una routine fatta di dialoghi sospesi, ricordi e preoccupazioni quotidiane. Laura e Davide condividono la sincronia di una vita insieme e del tradimento, perché entrambi si innamorano di improvviso di un’altra persona: Fabrizio e Mia. Quattro punti di vista su altrettante relazioni che arrivano a sovrapporsi: Laura e Davide, Mia e Davide, Fabrizio e Laura e la più sconvolgente: Laura e Fabrizio con Davide e Mia, nel tentativo di includere il tradimento nella normale relazione di coppia, farlo includere, vivere insieme alla vita della famiglia, delle vacanze, dei figli.
D: Il libro affronta il tema del tradimento dai punti di vista, diversi per genere e motivazione, dei quattro protagonisti. “L’amore normale” è quindi quello che attraversa il tradimento?
R: Adam Zagajewski (n.d.r. scrittore e poeta polacco), ha detto che vivere significa tradire, poiché in ogni momento dobbiamo abbassare i nostri ideali e i nostri sogni alla realtà che sta diversi gradini sotto rispetto a quelli. La nostra società è portata a pronunciare un giudizio molto severo sul tradimento, sia che questo si applichi alla sfera delle ordinarie transazioni umane che a quelle amorose. In una certa misura, tuttavia, il tradimento ci è necessario per capire chi e cosa siamo, è un modo per saggiare i confini e darci dei limiti. Nessuno dei personaggi del mio romanzo ha fatto del tradimento uno stile di vita, piuttosto è un accidente che capita a ciascuno di loro per ragioni diverse, mettendoli alla prova. Il tradimento è anche un motore della narrazione, se ci pensiamo senza il tradimento di Elena con Paride non sarebbe mai scoppiata la guerra di Troia e non avremmo l’Iliade da leggere. Ho voluto raccontare un fatto che dai protagonisti è vissuto non necessariamente come una svolta, piuttosto assistiamo a un tentativo di integrare anche il tradimento all’interno di un nuovo schema dell’amore, in sintonia coi nostri tempi di perdita di codici e di moralità fluida.
D:Ci racconti la scelta stilistica di spostare il narratore in prima persona, da un personaggio all’altro?
R: Ho scelto di far parlare ciascun personaggio in prima persona perché così avrei ottenuto una scomposizione dei punti di vista e delle coscienze; si tratta di una struttura che da Faulkner in poi è stata utilizzata ogni volta che il flusso di coscienza dei personaggi si mescola al racconto dei fatti e l’interiorità ha un peso uguale alla narrazione oggettiva. Consentire a ciascun personaggio di dire “io” significa abbracciarne anche la sensibilità e il vissuto individuale, astenendosi da un giudizio superiore.
D: Gestire una relazione solida e duratura a due comporta già i suoi problemi, ma affrontarla in quattro è un’apertura della monogamia o un gioco al massacro?
R: I personaggi dell’Amore normale si fanno prendere da una specie di utopia, che è quella di abbattere i vincoli del possesso amoroso. Parlo di utopia perché noi nasciamo in una cultura determinata in cui monogamia e fedeltà di coppia sono riconosciuti come un valore, in altre culture non è detto che vada così. Ciò che è curioso è che noi facciamo dell’assolutezza collegata al sentimento amoroso – quindi del senso di eternità, di estasi e di bene che può portare con sé – un binomio con la forma della monogamia in cui la civiltà occidentale ha elaborato l’amore e il sesso. Elaborare forme diverse richiede un passaggio di civiltà, i miei personaggi si limitano a un esperimento, ma se guardiamo a come matrimonio, divorzio, famiglie allargate e altre dinamiche di relazione hanno perso i tradizionali punti di riferimento ci accorgiamo che si tratta di un paesaggio assai meno stabile di quanto crediamo.
D: C’è un vaccino contro il tradimento?
R: Non credo che esistano vaccini per la conoscenza umana, e tradire è una forma di conoscenza, dolorosa e pericolosa ma a volte necessaria. E comunque esistono tante forme di tradimento, e altrettante forme di riconciliazione. Il fatto è che nella realtà, come nei romanzi, persone e personaggi non stanno mai dentro un’unica definizione. Si può volere mantenere una famiglia e al tempo stesso avere un altro amore, credo sia umano volerlo, non così facile da mettere in pratica e probabilmente molto doloroso e stancante da vivere, le vicende che vivono i personaggi de L’amore normale parlano proprio di questa contraddizione.
D: È presto per pensare ad una nuova storia o stai già lavorando a qualcosa?
R: A dire il vero sto lavorando a un adattamento per il teatro de L’amore normale, la struttura a più voci si presta molto e credo che potrebbe risultare un lavoro interessante se pensato per un’azione scenica. Per il resto ho una raccolta di racconti che vorrei perfezionare e… Tanti libri in arretrato da leggere.