Lina Wertmüller e l’Oscar alla carriera: perché non chiamarlo Anna?

Lina Wertmüller ritira l'Oscar alla carriera ma polemizza sul fatto che abbia un nome maschile: perché non chiamarlo ad esempio Anna

Lina Wertmüller riceve il meritatissimo Oscar alla carriera. Ma nel momento in cui ha ritirato il riconoscimento a tanti film di successo, ecco che la regista ha una polemica da lanciare. Perché il premio è così maschilista? Si chiama persino Oscar, perché non chiamarlo Anna?

Lina Wertmüller

Lina Wertmüller, regista di film di fama internazionale, come ad esempio “Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto”, a 91 anni riceve il premio dell’Academy alla carriera. E che carriera. Il Premio Oscar lo ha ricevuto da Jane Campion e Greta Gerwig. E le prime parole della regista, prima donna a essere candidata alla statuetta per la miglior regia, gelano tutti.

Cominciamo dal fatto che già questo Oscar è una cosa molto maschile, perché non facciamo un Oscar femminile, e lo chiamiamo Anna?“. E il suo ragionamento in occasione dei Governors’ Awards, consegnati nella Ray Dolby Ballroom di Los Angeles, non fa una piega. Anche perché spesso i premi Oscar sono stati accusati di essere maschilisti e razzisti.

Dopo i premi alla carriera per David Lynch e Wes il primo indiano americano a ricevere la statuetta, ecco che è il turno della grande Lina, introdotta da Sophia Loren: “Lina, sono venuta per te, per abbracciarti e per baciarti perché era tanto tempo che non ti vedevo, e stai benissimo, brava, brava!”, sottolinea l’attrice in italiano, che poi in inglese aggiunge: “Il primo film che abbiamo fatto insieme è stato un po’ più di 40 anni fa, ma gli aggettivi per descrivere Lina sono gli stessi: piena di passione, giocherellona, onesta e brillante. Quando la incontri capisci immediatamente che sei alla presenza di un incredibile talento ma anche di una donna indimenticabile, un’artista che ha fatto storia essendo se stessa“.

Lina Wertmüller

Lina Wertmuller dedica l’Oscar al marito Enrico, alla “figlia Maria Zulina, che mi è venuta molto bene. E ringrazio l’America. L’America è una cosa seria, noi siamo un piccolo stivaletto, questo è un continente, non c’è proporzione… così ringrazio l’America, tutti coloro che hanno amato i miei film, che sono tutti come miei figli. Ci vuole molta pazienza e molta passione… e ora vi saluto, ma dovete gridare tutti insieme ‘Vogliamo un Oscar che si chiami Anna‘”.