"Mancarsi": il nuovo libro di Diego De Silva
È possibile sentire la mancanza di qualcuno che non abbiamo mai incontrato?
Vogliamo che la persona che amiamo ci dica d’essersi innamorata di noi perché un giorno, senza neanche pensarci, l’abbiamo toccata in un punto in cui non sapeva di essere sensibile, come certe carezze che arrivano molto in fondo per conto loro. “Ti amo perché ti gratti il polso in quel modo tutto tuo”, questo per esempio vorremmo sentire, piuttosto che: “Ti amo perché sei generoso e affidabile”.
C’innamoriamo di minuzie, di riflessi in cui vediamo l’altra persona come pensiamo che nessuno l’abbia mai vista e mai la potrà vedere, e custodiamo questi attimi di unicità in forma d’immagine, anche se negli anni sbiadisce; ma è a quell’immagine che chiediamo aiuto quando il nostro sentimento vacilla e dubitiamo di amare, allora la richiamiamo, e ci basta (quando ancora l’immagine è viva) ritrovare quel modo di bere a canna, tenendo la bottiglia distante dalle labbra, perché l’amore torni a insinuarsi e si riaccenda, rimettendo a posto le cose, disponendole intorno a noi nell’ordine rassicurante in cui ci siamo abituati a vivere, e ci lasci dove siamo, reprimendo di schianto i progetti di fuga a cui avevamo già cominciato a lavorare.
È solo un assaggio dell’ultimo libro di Diego De Silva, Mancarsi, un piccolo testo di 100 pagine che si legge tutto d’un fiato.
Mi è sempre piaciuto questo autore, ha una grande capacità, quasi femminile oserei dire, di descrivere i sentimenti, le emozioni e l’aggrovigliarsi di pensieri che affollano la nostra mente e che, normalmente, solo noi siamo in grado di decifrare e ordinare.
Lui ce la fa, ogni volta che leggo i suoi lavori faccio sempre lo stesso commento: ”È proprio così, ma come fa a rendere in parole concetti e sensazioni così intime ed astratte??”.
Mancarsi ci parla di due persone, un uomo e una donna. I loro nomi sono Nicola ed Irene, i due non si conoscono, non si sono mai visti, hanno almeno due cose in comune, ma non lo sanno: la prima è il bistrot in cui ogni giorno, a orari diversi, entrambi si concedono del tempo in solitudine,
la seconda è una mancanza: l’amore.
Entrambi escono da storie infelici, Irene ha capito di non amare più suo marito e se n’è andata, Nicola è rimasto vedovo di una donna che non amava più da tempo, ma non aveva avuto ancora il tempo di essere cosciente di questo disamore.
Irene e Nicola, quindi, si siedono sempre allo stesso tavolo, proprio di fronte al poster sbiadito di Buster Keaton, eppure mai lo stesso giorno.
Questo è un vero peccato perchè se le loro esistenze si incrociassero molto probabilmente non si staccherebbero più.
Quello che ci racconta l’autore è la difficoltà di troncare una relazione anche quando in essa non ci si ritrova più, così come quella di trovare qualcuno di nuovo da amare e da cui farsi amare e poi ci racconta di come sopravvivere dopo un grave lutto, anche quando la persona che abbiamo perso in realtà non ci rendeva più felici come un tempo.
Mancarsi è l’essenza di quegli incontri mancati, di sensazioni assopite, di una chiara e profonda consapevolezza di quello che si è.
Vi basta??