Marco Carta assente al processo per il furto delle magliette a La Rinascente

Marco Carta, assente in aula per la prima udienza del processo per il furto delle magliette a La Rinascente; ecco perché non si è presentato

Marco Carta, ieri, 20 settembre, avrebbe dovuto presentarsi in aula per la prima udienza del processo per il furto delle magliette a La Rinascente. Ma il cantante ha scelto di non presentarsi, lasciano i suoi legali, Massimiliano Annetta e Simone Ciro Giordano, a rappresentarlo. Ecco come hanno spiegato la sua assenza in aula i due avvocati.

Come ben sapete, Marco Carta era stato arrestato la sera del 31 maggio e accusato di furto aggravato. Il cantante è stato fermato mentre era in compagnia di Fabiana Muscas, una sua amica. La donna aveva nella sua borsa delle magliette 6 magliette dal valore di 1200 euro senza i dispositivi di antitaccheggio ma non le placchette flessibili ancora sulle etichette.

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Il suo arresto, però, non fu convalidato e il 20 di settembre Marco Carta era aspettato al processo ma lui non si è presentato. Ecco come hanno spiegato i suoi avvocati Massimiliano Annetta e Simone Ciro Giordano questa assenza:

“Non è venuto perché questa vicenda gli ha causato molti problemi, per lui è stato un incubo, uno tsunami, come per tutti quelli che vengono coinvolti in vicende giudiziarie”.

Poi i due avvocati hanno aggiunto che il loro assistito era troppo “agitato” per entrare in aula perché “non ha mai visto un’aula di un tribunale in vita sua anche se è sicuro della sua innocenza. Carta ha fretta comprensibilmente, sta male, si sente mortificato da determinati termini, ma siamo fiduciosi”.

I due avvocati si sono detti sicuri che i filmati delle telecamere di sicurezza scagioneranno il cantante e dimostreranno la sua innocenza. Questi video, però, saranno proiettati in aula alla prossima udienza.

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La sentenza del processo con rito abbreviato a carico di Carta Marco è stata rinviata al 31 di ottobre.

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Per quanto riguarda la donna che quel giorno lo accompagnava, Fabiana Muscas, 53 anni, lei ha scelto una strategia diversa. La donna che di mestiere fa l’infermiera, ha chiesto la “messa a prova” rendendosi disponibile a svolgere 52 settimane di lavori socialmente utili presso un’associazione di Cagliari che salva e ridà una vita alle donne vittime di tratta.

La sua richiesta, però, sarà discussa in aula il 17 dicembre.