Marco Carta racconta la sua verità da Barbara D’Urso

Ospite a Live - Non è la D'Urso, Marco Carta ha dato la sua versione dei fatto sul furto alla Rinascente di Milano

Negli ultimi giorni tutti abbiamo letto una notizia davvero choc: Marco Carta arrestato per furto alla Rinascente di Milano. Secondo quanto trapelava delle prime informazioni l’ex vincitore di Amici è stato fermato insieme ad una donna di 53 anni con un bottino da 1200 euro. All’interno di una borsa infatti i due nascondevano sei magliette firmate.

Poco dopo però il giudice non ha convalidato l’arresto, ritenendo Carta estraneo ai fatti. Il 20 settembre però il cantate sarà comunque processato in direttissima. In questi giorni sono arrivate anche le testimonianze dei vigilanti in borghese che sostenevano che Marco avesse tolto l’antitacheggio con un cacciavite chiuso in un bagno.

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Barbara D’Urso racconta di aver chiamato Marco subito dopo aver appreso la notizia, Marco uscito dal tribunale ha richiamato la conduttrice in lacrime raccontandole ciò che era appena successo. Marco ha scelto così di parlare solo nella sua trasmissione.

Entrato in studio Marco ha raccontato di nuovo la sua verità:

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“Era un venerdì, come è scritto a processo ero con una donna, una mia amica che conosco da molto tempo. Scusa se posso sembrare poco lucido, ma sono molto scosso e vorrei cercare di essere me stesso ma è difficile quando cerchi di dimostrare che non sei pazzo.

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Io non sono stato fermato con niente, io avevo una busta con i miei scontrini. Lei è stata fermata con una borsa con all’interno le maglie.”

Marco è confuso e Barbara cerca di aiutarlo riassumendo quello che è scritto nei giornali. Lui riprende:

“È arrivata la polizia dopo che ci hanno fermato, io vedo che tirano fuori delle magliette dalla borsa della mia amica. Io ero allibito, non era possibile per me. Io in quel momento non capivo, ho chiesto cosa succede, ma perché. Lei non mi ha detto nulla. Eravamo poi in una stanza con dei poliziotti, non ho avuto tempo di parlare con lei i poliziotti e i vigilanti chiedevano.

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Io essendo molto scosso non ho ricordi di lucidità ma anche dei giorni successivi, anche di quelli che ho passato dentro. Io mi ripetevo di essere una brava persona.”

Marco conferma di essere stato perquisito ma addosso a lui non è stato trovato niente. Marco dice di aver seguito la polizia con la donna ma in modi separati. Sono stati portati via con la macchina della polizia, e sono stati portati in una cella.

A Marco è stato poi detto che il giorno seguente si sarebbe tenuto un processo, lo hanno lasciato andare ma era agli arresti domiciliari.

Un vigilante in borghese sostiene che Marco sia coinvolto nel furto, ma lui risponde che le telecamere le ha chieste lui e che dal camerino è uscito con le stesse magliette in mano. Marco Carta poi dice di non essere rinviato a giudizio.

Poi scoppia in lacrime parlando della sua famiglia e del suo fidanzato. Ha paura che loro non siano abbastanza tutelati.