Non voglio cambiare pianeta, il docutrip di Jovanotti su Rai Play

Una bicicletta, un viaggio tra Cile e Argentina, Jovanotti: ecco i tre ingredienti che hanno dato vita al docutrip Non voglio cambiare pianeta

Il 24 aprile sarà disponibile su Ray Play il docutrip di Jovanotti. Il nome è Non voglio cambiare pianeta e racconterà del suo fantastico viaggio in Sud America. Jovanotti, in sella alla sua bicicletta, racconta tutta la sua esperienza attraverso il Cile e l’Argentina, mostrando paesaggi e scene mozzafiato.

Quella che Jovanotti metterà in mostra nel suo documentario sarà una passeggiata di circa 4000 km in bicicletta. Il tragitto da lui affrontato parte da Santiago del Cile fino ad arrivare a Buenos Aires. In questo viaggio su due ruote, il cantante italiano mostra viaggi ed esperienze mozzafiato di tutti i tipi.

Il viaggio è iniziato tra gennaio e febbraio 2020 e lui, in sella alla sua bicicletta e con una videocamera attaccata al manubrio, si trovava dall’altra parte del mondo a fare uno dei viaggi più entusiasmanti mai visti sul piccolo schermo italiano. Il suo viaggio è tutto basato su emozioni, sensazioni, pensieri e poesie di autori come Primo Levi e Mariangela Gualtieri.

La musica, ovviamente, è uno dei centri focali, come in ogni esperienza del cantante toscano. La stessa colonna sonora è stata registrata da lui in studio. Il viaggio vede il suo termine a Roma, a fine febbraio 2020, dove viene accolto dalla realtà sconcertante dell’emergenza sanitaria tutt’ora in atto.

Jovanotti non voglio cambiare pianeta

Collegato in video conferenza da casa sua, Jovanotti così racconta: “Ogni giorno che passa vivo su una montagna russa di emozioni e umori”. Poi, ancora, il cantante aggiunge qualche suo pensiero riguardo all’esperienza che tutti, nel mondo, stiamo vivendo:

“Pensavo alla parola virale a cui davamo un’accezione positiva, e invece abbiamo appreso che è pericolosa, ed è pericolosa anche nel suo significato più moderno: anche l’informazione virale può avere la sua tossicità se non abbiamo gli strumenti per comprenderla”.

Il suo ragionamento si sposta, poi, sull’ambito prettamente musicale: “Ora che siamo in emergenza è normale cercare il contatto con i cantanti, però immaginare il futuro della musica su Instagram, mi avvilisce. Non mi consola affatto l’idea dei drive in: La musica è nell’aria”.