Vanessa Bryant per la morte di Kobe Bryant vuole fare causa alla società di elicotteri

Vanessa Bryant, moglie di Kobe Bryant, per la morte del campione sportivo e della loro bambina, appoggiata dai suoi avvocati, ha deciso di fare causa. Ecco perché...

In quel terribile incidente in elicottero del 26 gennaio scorso Vanessa Bryant ha perso non solo Kobe Bryant, l’amore della sua vita, ma anche la figlia Gianna Maria, di soli 13 anni, che viaggiava insieme al papà. Per quell’incidente la donna, insieme ai suoi avvocati, ha deciso di fare causa alla società dell’elicottero caduto.

Vanessa Bryant

Vanessa Laine Bryant è rimasta vedova e ha commosso tutti con un discorso a cuore aperto in cui ricorda il marito, campione della NBA, morto il 26 gennaio scorso insieme alla figlia 13enne Gigi e altre sette persone, in un incidente in elicottero che secondo lei si poteva evitare.

Secondo la donna e i suoi avvocati la colpa è del pilota, che ha deciso di alzarsi in volo nonostante le condizioni meteo proibitive.

Proprio mentre Kobe Bryant e la figlia 13enne venivano ricordati in una cerimonia pubblica di commemorazione, tramessa anche in tv e vista da milioni di persone nel mondo, è uscita la notizia di una causa che la vedova del campione NBS ha intentato alla Island Express, la società proprietaria dell’elicottero che si è schiantato a Calabasas, uccidendo nove persone.

TMZ riporta che la moglie di Kobe Bryant sia convinta che Ara Zobayan, pilota dell’elicottero, anche lui morto nell’incidente, non avrebbe dovuto partiire con le condizioni meteo di quel giorno. Il mezzo viaggiava a una velocità troppo sostenuta, 180 miglia all’ora, e in condizioni proibitive, visto che c’era moltissima nebbia. La vedova Bryant sostiene che si sia trattato di un errore che è costato la vita ai suoi cari e alle altre persone che si trovavano a bordo.

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Già nel 2015 il pilota dell’elicottero sul quale volavano Kobe Bryant e la figlia Gigi era stato sotto inchiesta per lo stesso motivo, per aver volato con scarsa visibilità. Era già stato sanzionato all’epica dalla Federal Aviation Administration per violazione delle regole dello spazio aereo vicino all’aeroporto di Los Angeles l’11 maggio di quell’anno.