Vittoria Puccini: “Non c’è due senza tre: non vedevo l’ora di tornare al Giffoni”
La nostra intervista alla bella e brava Vittoria Puccini, ospite al Giffoni Film Festival
Al Giffoni Film Festival abbiamo incontrato Vittoria Puccini, divenuta iconica per il ruolo di Elisa di Rivombrosa, che ha tenuto una Masterclass con il giovane pubblico del Giffoni. Facendo avanti e indietro lungo la sua carriera, abbiamo chiesto alla Puccini del suo incontro con il cinema, del cambiamento dei ruoli femminili oggi e del ritrovarsi, ancora una volta, al Giffoni.
Solare, divertente e brillante. Vittoria Puccini si presenta così, in uno splendido abito dai toni del celeste e dell’azzurro, leggero e svolazzante che riprende il colore del suo sguardo. Uno sguardo che troviamo lucido ed emozionato, ma anche impaziente di incontrare i giovanissimi protagonisti della Masterclass alla quale prenderà parte.
Vittoria Puccini non è certo la prima volta che viene qui al Giffoni, anzi. Per lei un luogo dove condividere la sua grande passione per il cinema con tanti piccoli appassionati di questo mondo che l’ha resa la donna, l’artista, che è adesso. Lanciandola attraverso la famosa serie Elisa di Rivombrosa, fino ad arrivare a grandi ritratti di grandi donne come, per esempio, Oriana Fallaci. “È una cosa importantissima che i giovani continuino a coltivare con così tanto desiderio la loro passione per il cinema perché loro sono il nostro futuro, saranno i cineasti del domani o qualsiasi altra professione decidano di intraprendere.” Ci racconta la Puccini. “Il cinema è un veicolo di cultura, quindi è importantissimo che loro coltivino sempre questa passione. Inoltre insegna a sognare, capacità che non bisognerebbe sottovalutare nella vita. Oggi, più che fare lezione, la mia intenzione è quella di trasmettere loro la mia esperienza e spero che possa essere utile, magari un esempio, uno stimolo o chiarire delle idee su determinate questioni.”
E come detto prima, il contatto con i giovani sembra esaltare l’attrice fioretina, che recentemente abbiamo visto nella serie televisiva italiana Mentre ero via, creata da Ivan Cotroneo e Monica Rametta e diretta da Michele Soavi. “Quando sono venuta qui la prima volta, ricordo ancora quella chiacchierata, le domande che ponevano: nuove, originali, cariche di curiosità e voglia di scoperta. Lì capivi che loro erano davvero interessati a quello che stavi dicendo, al tuo lavoro. Sono stata davvero colpita.”
Durante il nostro incontro con Vittoria, dove abbiamo parlato di cinema, della sua carriera come attrice e del cambiamento del ruolo della donna nel mondo del cinema, le abbiamo chiesto del suo primo incontro con la settimana. “Il mio innamoramento del cinema, da spettatrice, quindi prima ancora di capire che avrei voluto lavorare in questo mondo, è stato quando ho visto insieme a mio padre 8 e 1/2 di Federico Fellini. È stato qualcosa di magico! Un po’ perché lo vedevo con mio padre, grande appassionato di cinema, un po’ anche per la magia stessa incarnata in quel film. Il cinema come gioco, come possibilità di sognare, espressione totale della fantasia, dell’uomo. Un film capace di trasmettere la vera essenza del cinema.”
Guarda la nostra video intervista completa a Vittoria Puccini
Dal suo primo ruolo nel 2000 con Tutto l’amore che c’è di Sergio Rubini fino alle ultime interpretazioni, Vittoria Puccini di strada ne ha fatta, ed anche tanta. Certo, non tutto è stato semplice, soprattutto non sempre è stata così consapevole e sicura delle sue potenzialità. Ma, ci dice, che ogni tanto un po’ di insicurezza in questo campo può sempre servire. “Negli anni con questo mestiere ho acquistato tanta sicurezza, mentre all’inizio avevo una grandissima fragilità e insicurezza. Da un certo punto di vista, se tenute sotto controllo, è sempre bene mantenere. È importante non sentirsi mai troppo sicuri, questa per me è una regola da seguire in generale. Capiterà sempre sul set che quando prendi sotto gamba una scena, dicendo “Ma si, questa è facile, ce la faccio!” stai pur certo che è la volta che ti impunti e non riesci più ad andare avanti. Mai andare troppo sicuri di se!”
Come è arrivata Vittoria a conquistare questa pacata sicurezza? E, soprattutto, come ha usato questa sua nuovamente consapevolezza nella vita? La risposta è semplice: gli spettatori. “Attraverso il riconoscimento, affetto del pubblico, ho maturato dentro di me una sicurezza maggiore, una maggiore consapevolezza dell’artista, della mia professione, di quello che faccio. Devo dire che sono stata brava in questo ed è questo il messaggio che vorrei far arrivare a questi ragazzi!“