Intervista a Magda Paolillo: tra innovazione, architettura dell’informazione e usabilità
Le donne brave e competenti nel mondo dell’innovazione e della comunicazione non sono mosche bianche, oggi voglio farvi conoscere Magda Paolillo
Ho iniziato nel 2001 come Architetto delle Informazioni Web per aziende pubbliche e private. Nel tempo i miei interessi si sono naturalmente allargati fino a comprendere la comunicazione offline e la sua integrazione con l’online. Mi piace rendere semplici le cose (apparentemente) complicate, sbrogliare matasse e presentarle in maniera chiara. Per conoscere i progetti su cui mi sono “divertita” potete visitare il mio profilo Linkedin.
In cosa consiste il tuo lavoro per l’Agenzia per l’Italia Digitale?
Dal 2011 collaboro con l’Agenzia per la diffusione delle tecnologie per l’innovazione, ora inglobata nella neonata Agenzia per l’Agenda Digitale. Il mio compito principale è quello di gestire e promuovere la comunicazione online per un ambizioso e innovativo progetto internazionale cui l’Agenzia partecipa, il progetto FINNO, il cui scopo è quello di creare un meccanismo di misurazione del grado di innovazione delle aziende e dei paesi del Sud Est Europa. L’obiettivo ultimo è favorire lo scambio tra i paesi partner delle politiche nazionali di eccellenza al sostegno e alla spinta dell’innovazione.
Inoltre, avendo disegnato l’architettura informativa dell’attuale sito di Aginnovazione, e conoscendone a fondo i contenuti, sto collaborando con i referenti dell’ex DigitPA (anch’essa inglobata nell’Agenzia per l’Agenda Digitale) alla realizzazione del nuovo sito dell’Agenzia, ancora in fase embrionale.
Com’è lavorare con le Pubbliche Amministrazioni? Riscontri delle difficoltà nel far percepire il valore e l’importanza della comunicazione online?
Lavorare con la PA è una sfida continua. Sebbene l’obiettivo sia sempre quello di rendere fruibili e comprensibili le informazioni all’utente finale, non sempre il concetto di “chiarezza” è condiviso con chi quelle informazioni le produce.
Dopo oltre 10 anni di esperienza sento di poter affermare che il grosso limite della PA è la mancanza di quella naturale evoluzione della comunicazione che avvicina il “venditore” al “cliente e che è propria del settore privato in cui la concorrenza è forte. Nella PA il rapporto fornitore acquirente è capovolto, come in ogni situazione di monopolio: è il cliente ad adattarsi alle esigenze del fornitore. Anche se è dagli anni ’90 che il legislatore cerca di sbloccare la situazione, con una serie di leggi e indicazioni per snellire la comunicazione, di fatto, non essendoci una forte motivazione al cambiamento, l’inversione non avviene.
Individuare, segmentare e organizzare i contenuti costringe ad una revisione generale delle informazioni, sia nel modo di presentarle sia nel modo di esporle. E non sempre il meccanismo di revisione viene compreso dal team interno, poco allineato con il dirigente committente o diversamente propenso al cambiamento.
Concetti come usabilità e architettura delle informazioni, spesso per le aziende in Italia sono termini ancora sconosciuti, come cerchi di far comprendere il valore che possono dare ad un progetto di comunicazione?
“Usabilità” è una parola difficile da spiegare perché manca l’idea di “utente generico”. Solitamente un sito è giudicato ben fatto se rispecchia la logica ed il modo di navigare del committente. Per far comprendere la diversità di approccio chiedo al cliente di indicarmi 5 o 6 siti che trova particolarmente ben fatti, li studio e poi ne discutiamo a tavolino alla presenza anche di “estranei” che, il più delle volte, hanno idee e visioni diverse. Il risultato è, inevitabilmente, un’apertura del cliente.
Il termine “architettura delle informazioni”, invece, lo sostituisco con “fotografia dell’organizzazione dei contenuti” e la giustifico come operazione necessaria per non “sprecare tempo e denaro nello sviluppo di un sito che poi non si può adattare agli eventuali piccoli ripensamenti”. Quando spieghi al cliente che può risparmiare hai una buona possibilità di essere ascoltato!
Ci segnali uno o due progetti a cui hai partecipato e che vale la pena studiare per il buon lavoro fatto dal punto di vista di usabilità e/o architettura delle informazioni?
Sono diversi i progetti di cui sono particolarmente soddisfatta sia per l’elevato grado di partecipazione e fiducia che ho riscontrato sia per la soddisfazione dell’utente accertata dopo la messa online del sito.
Nell’ambito della Pubblica Amministrazione, con l’entrata in vigore del decreto legislativo 150/2009, con l’allora Ministro per la Pubblica Amministrazione e l’Innovazione Renato Brunetta lanciammo il “Portale della riforma”. L’iniziativa ha rappresentato un ottimo esempio di attuazione del principio di Trasparenza definito nel DLgs 150/2009 (articolo 11) fungendo da centro di documentazione, informazione, monitoraggio, valutazione e scambio di soluzioni innovative per attuare la riforma. Il sito consentiva di ripercorrere tutte le tappe della riforma ripartendo dal Piano industriale per la PA, presentato dal Ministro il 28 maggio 2008. Il sito fu progettato e realizzato in sole due settimane.
Più di recente, un ottimo compromesso tra tecnologia ereditata e complessità redazionale è rappresentato dal Canale Inail dedicato alla prevenzione degli infortuni. In questo caso la parola “compromesso” assume un significato positivo. Una costante che ho riscontrato negli anni è che più grossa è l’amministrazione per cui si lavora, più articolato e poco lubrificato è il meccanismo con cui fare i conti. Il risultato è inevitabilmente un compromesso, più o meno buono.
L’accessorio geek a cui non sapresti rinunciare e perché?
Il mio ipad mini, su cui ho scaricato l’app del Kindle, che ho sempre in borsa (e che, con la cover rosa, è anche elegantissimo!). Ogni minuto di attesa diventa un’occasione per informarmi o per dedicarmi al piacere della lettura di un romanzo. Ma confesso che lo uso anche per studiare l’approccio e l’interazione che i miei figli hanno con la tecnologia ;-)