Mi presento, sono Futurap

Quando si entra in una community, gruppo, stanza, o insieme di persone affiatate che dir si voglia è usanza fare le presentazioni. E io che sono nuova di Bigodino voglio parlarvi un po' di me. Ecco cosa vi aspetta!

I lunedì sono terribili, lo so.
Non ditelo a me, che già dalla domenica sera vivo con umore nero misto ad ansia quella sveglia delle 7:00, maledicendo per l’ennesima volta la scelta dell’ufficio invece che la mia vita da freelance.
E di lunedì le novità, belle o meno che siano, sono difficili da digerire.
Io, poi, sono un bocconcino parecchio speziato, indigesto per i più, da metabolizzare.
Ecco perché per il mio esordio su Bigodino scelgo un approccio soft, un po’ timido e un po’ paraculo, di quello che ti fanno le amiche quando vogliono ingraziarti per un favore.
Quindi vi ho preparato un caffè, bello denso e ristretto, da bere nella tazzina col bordo spesso. Lo prendiamo insieme, e intanto vi racconto un po’ di cose di me, chi sono, cosa faccio qui, e un pezzo della mia storia.

Prendiamola larga, ma non troppo

Da piccola volevo fare la ballerina.
E l’archeologa, la professoressa, la modella, la ricercatrice di conchiglie sulla spiaggia…
Se cerco di isolare quel momento in cui ho smesso di fantasticare sul mio futuro, beh, forse non riesco poi a farlo. Forse perché quel momento non è mai finito.

[Certo, direte voi, con un nome così – mi chiamo davvero Futura, non è un nome d’arte, mia mamma era giovane e Lucio Dalla faceva canzoni bellissime].

Questo per dirvi che sono un’inguaribile romantica, una sognatrice da competizione, “un’anima in pena” (cit. madre di un mio ex), bisognosa di cambiamento come dello zucchero una modella a dieta perenne.
Sarà per questo che questi 30 anni di vita sono costellati di viaggi, lavori, identità, compagni, progetti, conoscenze diverse e apparentemente inconciliabili. Ma andiamo per ordine, o forse no…

Quattro anni fa, e adesso

Questa mattina, come tutte d’altronde, dopo il caffè ho aperto Twitter. L’ultima menzione era: “@futurap Well done! You have been on Twitter 4 years today“.
Cavolo, quattro anni fa aprivo @futurap, e da allora quante conversazioni, quante mentions, quanti live tweeting e follow friday sono passati.
Cercando di fare mente locale, in quel periodo vivevo in un’altra città, in un’altra regione, l’autunno era molto più freddo e rigido, facevo la digital pr per la pubblica amministrazione e per lo Stato ero ufficialmente un’addetta ufficio stampa freelance nella categoria professionale dei giornalisti.
Quattro anni fa insieme a @futurap nasceva anche un blog. Un blog di “alimentazione”. Avevo da poco scoperto di essere allergica al nichel, e questo ennesimo cambiamento di vita mi aveva spinto a parlarne online. A condividere un’esperienza con altri, sul web. Condividere da allora diventa più di un’esercizio da comunicatrice: un’attitudine, uno stile di vita, un bisogno.
Ma il mio vero obiettivo era crescere nella mia professione, imparare, e farlo da autodidatta, sfruttando la conoscenza e il networking. Senza saperlo in quel novembre di quattro anni fa nasceva un ambizioso progetto che mi ha portato fin qui. Sì, devo proprio confessarvelo, a me Twitter ha cambiato davvero la vita. Anzi, meglio: sono riuscita a cambiare la mia vita, grazie anche a Twitter.

Resilienza e faccia da culo

Oggi vi scrivo da Roma nord, in un appartamento molto piccolo ma accogliente, in un comprensorio pieno di alberi e silenzio, che mi permette di sopravvivere al caos della capitale.
Il mio lavoro è un altro, faccio la digital strategist e la community manager, non sono più freelance ma lavoro per un’agenzia internazionale. Sono una di quelle poche privilegiate che ha trasformato la sua grande passione in un lavoro. E come tutte le passioni forti e vere, vivo con lei in un rapporto di amore ed odio.
E poi questa passione la racconto anche online. Che io possa essere chiamata blogger o meno non lo so proprio. Cosa significa essere blogger oggi, e quanto questa categoria è cambiata con i social network? Magari ne parliamo davanti ad un altro caffè, un giorno.
Sta di fatto che c’è un posto online che si chiama come me, dove da tre anni a questa parte scrivo riflessioni sul social media marketing e racconto storie digitali. E che un po’ come me riflette l’incostanza e il cambiamento a cui è soggetta la mia quotidianità.
L’obiettivo era incontrare persone, catalizzare attenzione, attingere da commenti e discussioni, crescere ed imparare, comunicare il mio punto di vista e farlo con uno stile tutto mio. Direi che visto che siamo qui oggi, insieme, c’è voluto un po’, ma ci sono riuscita.

Un'altra me

Come vi accennavo prima e avrete capito dal post, l’uniformità un po’ mi annoia. Amo invece i punti di vista diversi, e le cose raccontate da altre prospettive. Per questo ho deciso che qui vi mostrerò un’altra me.
Quella parte di Futurap che non si prende troppo sul serio, meno analitica e riflessiva, più ironica e incantata.

Mi piacerebbe raccontarvi la mia vita da “Geek Girl” sempre con entusiasmo e dal punto di vista di una protagonista, ma dando alle storie la giusta componente di divertimento e leggerezza.
Un po’ come se fossimo al bar, insieme. Un po’ come adesso.
Un altro caffè?

Caffè con futurap
Caffè con futurap